ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

INSECURITY

In questi giorni si fa un gran parlare di sicurezza al porto, del mega piano sulla security alimentato dai fantasmi del terrorismo e da chissà quale pericolo legato al g8.
Ma basta guardarsi in giro per capire che la sicurezza di cui veramente abbiamo bisogno non interessa a nessuno : la sicurezza di un reddito garantito, la sicurezza del diritto allo studio,la sicurezza sul lavoro. Le foto che abbiamo scattato in questi giorni testimoniano come nell'area portuale vengono ignorate tutte le più elementari misure di sicurezza sul lavoro, e ciò capita proprio nell'esecuzione dei lavori sul tetto di un edificio pubblico(mole Vanvitelliana). Operai senza caschi nè imbracature, fanno gli equilibristi a venti metri dal suolo, non importa a nessuno l'incolumità dei lavoratori nonostante siano sotto gli occhi di tutti. Meglio immaginarsi pericolosi terroristi imbottiti di tritolo che dalla Grecia (paese europeo) vengono da noi.
Se un operaio muore è una morte bianca e se ne parla per due giorni, se muore un profugo è morto un clandestino e se ne parla per un giorno se un delfino si arena in porto se ne parla per un mese ecco dove è finita la nostra umanità.
FARO SUL PORTO
Osservatorio dell'Ambasciata dei Diritti
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In nome della security la città scoppia

Mentre il tg3 intervistava i responsabili della security del porto che con solerzia illustravano le nuove misure volute in occasione dell'imminente vertice dell' Aquila sul G8, descrivendole come assolutamente perfette, il porto si bloccava con macchine e camion intrappolate per ore.
Come al solito la rappresentazione di fantasmi ed il clima di paura indotto dalle autorità ha la meglio sulla vita delle persone che attraversano il nostro porto per svago o per lavoro. Ci si immaginano orde di terroristi che attraccano Ancona. Si parla di no global come se fossero una minaccia aliena senza rendere conto che nel mondo sono milioni le persone che producono movimenti di lotta per affermare la propria autodeterminazione nelle decisioni che riguardono il bene comune per tutti e tutte. I profughi che scappano dalle guerre vengono ingiustamente etichettati come clandestini ed invece che finanziare la prima accoglienza si preferisce comprare costosissimi scanner per cacciare le persone come se fossero bestie.
Ecco come stanno trasformando la nostra città in una gigantesca prigione fatta di reti metalliche e telecamere, dove il bene comune del porto ci viene espropriato da un giorno all'altro senza che nessuno possa dissentire.
Noi non ci stiamo e lanciamo un appello a tutta la cittadinanza a resistere a questo esproprio.
Faro sul Porto
Osservatorio dell'Ambasciata dei Diritti

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G8: il Trattato di Schengen sospeso dal 28 giugno al 15 luglio

In vista del summit dell’Aquila, chiunque entri o esca dall’Italia in quel periodo dovrà presentare un documento valido.
Il trattato si Schengen verrà sospeso e quindi verranno ripristinati i controlli alle frontiere dal 28 giugno al 15 luglio in vista del G8 dell'Aquila.
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Corso di aggiornamento: Le modifiche alla disciplina dell'immigrazione

L'Ambasciata dei Diritti presenta:
LE MODIFICHE ALLA DISCIPLINA DELL'IMMIGRAZIONE:
corso di aggiornamento sulle novità intervenute nelle prassi, nell'assetto normativo e nelle interpretazioni giurisprudenziali.
- Corso gratuito di formazione e aggiornamento
Macerata 30 giugno/14 luglio - 6 ottobre/20 ottobre 2009

Il corso si svolgerà in due sezioni tematiche, la prima ogni martedì dal 30 giugno fino al 14 luglio 2009, la seconda sempre ogni martedì; dal 6 ottobre al 20 ottobre 2009.
Le lezioni si terranno a Macerata presso l'Aula 5 (aula trasparente) della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Macerata, in via Don Minzoni, 2.

La docenza sarà a cura dell'avvocato Paolo Cognini (Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione).

Sono aperte le iscrizioni al corso, per prenotarsi è possibile inviare un'email con i propri dati all'indirizzo mail ambasciatamc@glomeda.org, oppure telefonando al numero 338/1847304.

Programma del corso:

Martedì 30 giugno 2009 - ore 15.00/19.30
- Introduzione al corso
- Profili "ideologici" del concetto di sicurezza
- Sicurezza e immigrazione: filosofia dei pacchetti-sicurezza e dispositivi normativi
- Espulsioni: la Direttiva Europea n. 2008/115/CE in materia di rimpatri
- I respingimenti in acque internazionali e l'esternalizzazione della detenzione amministrativa
- Le modifiche alla normativa in materia di asilo: il D.Lgs. 159/2008

Martedì 7 luglio 2009 - ore 15.00/19.30
- Le modifiche alla disciplina del ricongiungimento familiare: il D.Lgs. n.160/2008
- Legge 24 luglio 2008 n.125 recante "Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica": riflessi sulla disciplina dell'immigrazione
- Legge 6 agosto 2008 n.133 recante misure urgenti per lo sviluppo economico e la stabilizzazione della finanza pubblica: restrizione del diritto di accesso alle provvidenze economiche ed alle prestazioni sociali.

Martedì 14 luglio 2009 - ore 15.00/19.30
- Il Disegno di Legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica: nuovi paradigmi normativi e modifiche alla disciplina dell'immigrazione

Seconda parte
Giurisprudenza e prassi

Martedì 6 ottobre 2009 - ore 15.00/19.00
- Introduzione alla seconda parte del corso
- Principali orientamenti giurisprudenziali e circolari applicative in materia di cittadinanza, lavoro, ricongiungimento familiare
- I recenti pronunciamenti della Corte Costituzionale

Martedì 13 ottobre 2009 - ore 15.00/19.00
- Principali orientamenti giurisprudenziali e circolari applicative in materia di minori stranieri non accompagnati, titolo di soggiorno, espulsioni.
- Aggiornamento e disamina sulle problematiche applicative dei "pacchetti sicurezza"

Martedì 20 ottobre 2009 - ore 15.00/17.30
- Discussione e verifica conclusiva

In collaborazione con il Progetto MeltingPot Europa, la Polisportiva Antirazzista Assata Shakur, il Centro Servizi per il Volontariato - Marche, l'Assessorato alle politiche sociali del Comune di Macerata

Ambasciata dei Diritti - Marche
Sede di Macerata - Via Piaggia della Torre, 13 - 62100 Mc
tel/fax 0733/236909
email ambasciatamc@glomeda.org Continua...

Clandestino si attacca sotto un tir ma cade e viene travolto: è grave

Tratto dal Resto del Carlino
Probabilmente il ragazzo si era aggrappato al pianale di un camion sbarcato poco prima nel porto. Potrebbe essere stato colpito dallo stesso veicolo sotto il quale si era nascosto, o da un altro in transito.

Un giovane di cui non si conosce ancora l’identità è stato trovato gravemente ferito lungo la Superstrada 76 ad Ancona. Secondo le prime ricostruzioni sarebbe l'ennesimo incidente legato al dramma dell'immigrazione clandestina. Probabilmente il ragazzo si era aggrappato al pianale di un tir sbarcato poco prima nel porto, ed è caduto a terra all’altezza dello svincolo che dal casello di Ancona nord immette lungo la 76. Potrebbe essere stato travolto dallo stesso camion sotto il quale si era nascosto, o da un altro veicolo in transito.
A dare l’allarme sono stati alcuni automobilisti. Soccorso da un’ambulanza del 118 e da una pattuglia della polizia stradale di Senigallia, il ferito è stato ricoverato nell’ospedale di Ancona con gravi fratture alle gambe e un trauma toracico. Non si sa riuscirà a sopravvivere. Nessuna traccia del tir, il cui conducente forse non si è neppure accorto del carico umano che trasportava.
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20 giugno 2009 OSSERVATORIO SUL PORTO

Ci siamo imbarcati. Non sappiamo esattamente dove siamo diretti, né quali incontri segneranno il nostro viaggio. Unica è la rotta: là dove saranno presenti umanità, speranze d’attendere, libertà e diritti da rivendicare e difendere, là ci troverete!Siamo salpati per una nuova iniziativa che ci impegnerà ad osservare ed agire lo spazio portuale di Ancona: i suoi traffici mercantili, turistici ma soprattutto quelli legati a migliaia di vite umane che nel disperato tentativo di essere accolti in Italia, tentano viaggi estremi in mare, sperando di essere tra quelli che riusciranno a farcela, scampando pericoli e controlli dai pattugliamenti di frontiera..La nostra è una spedizione che porrà molte domande e attentamente come “spia” sorveglieremo la gestione della messa in sicurezza dell’intera area portuale, gli sbarchi, la loro composizione controllando che non si verifichino irregolarità o violazioni dei diritti. Dove sarà possibile ci prenderemo carico delle storie di questi uomini, di queste donne, dei bambini a cui è stato impresso il marchio di clandestini, illegali, irregolari… diciture che appartengono ad una giurisprudenza voluta per separare i buoni dai cattivi, per negare il diritto a muoversi che in molti casi è soprattutto negare il diritto alla fuga, dalle guerre, dalle persecuzioni, dalle catastrofi, dalla povertà, una giurisprudenza che rende colpevoli di reato chi voglia costruire la propria vita in un paese diverso dal proprio e chi, così appare oggi, vorrebbe sostenerli.ritratto urbano.
Il primo “lineamento” che tracciamo si riferisce alla dimensione dello spazio. È senz’altro banale ricordare che la quantità e la qualità dello spazio disponibile da sempre dividono i cittadini in due grandi fasce: quella di chi ne ha di più e quella di chi ne ha di meno. I “larghi” e gli “stretti”.

Ma è forse indispensabile precisare che nella città l’esperienza spaziale parte dalle caratteristiche costituite dall’abitazione, nei suoi interni e negli esterni, si dilata fino alla configurazione del quartiere di residenza ed arriva ad interessare il rapporto globale fra il cittadino e l’intero spazio “città”. Come dire: la disuguaglianza tra larghi e stretti ha una fenomenologia articolata. Riguarda in primo luogo l’appartamento, la casa di residenza, ovvero la possibilità di poter disporre di spazi adeguati, per vivere, per studiare, per giocare, per stare da soli o insieme ad altri. In secondo luogo è determinata dalle caratteristiche dell’ambiente prossimo, il quartiere, il rione che può essere figlio di una programmazione volta ad assicurare la tutela di tutte l’esperienze e le modalità di vita presenti nel territorio, o al contrario nasce per corrispondere alla ben nota tipologia dei quartieri ghetto, i quartieri della speculazione edilizia, zone di confine in cui gli stretti non mancano di farvi parte. Infine dipende dalla “padronanza” che il singolo individuo è in grado di conseguire rispetto all’intreccio complessivo degli spazi cittadini, una padronanza che non deriva soltanto da motivazioni tecnico-operative (i percorsi quotidiani casa/scuola/lavoro) ma dal livello socio-culturale raggiunto. In definitiva la categoria dello spazio non va letta esclusivamente nelle sue componenti “fisiche”, ma anche, diremo soprattutto in quelle sociali e culturali, ugualmente in grado di produrre radicali diseguaglianze. Diseguaglianze che portano molti a ricostruirsi uno schema di confini, stabilire caso per caso dove comincia e dove finisce la sua città.

Il secondo “lineamento” riguarda la dimensione del tempo. Anche in questo caso la realtà della diseguaglianza può essere letta sotto numerosi profili. Per esempio il tempo di cui intere categorie sociali non possono usufruire per poterlo utilizzare secondo propri progetti consapevoli verso traguardi e modi scelti e controllati direttamente.

Esso rappresenta indubbiamente l’affermazione di una nuova libertà per chiunque si ribelli alla vita del solo-obbligo. In questo menzioniamo il tempo della “memoria” distribuito anch’esso in maniera diseguale: ad alcuni è concesso ad altri è negato. Lo interpretiamo come la capacità di costruire un’immagine/rappresentazione di sé nel tempo (passato e nel futuro). Quanti oggi vivono in una situazione di ”defuturizzazione” e di estraneità al contesto urbano?!

La città è in grado di essere nello stesso tempo, ma per fasce di individui diversi, ambito di massima affermazione o di massima negazione del diritto al tempo e del diritto allo spazio, in un contesto socio-culturale, tra l’altro, in cui l’avvenuto o il mancato riconoscimento di questi diritti assume un significato di demarcazione e quindi indica la misura per cui un individuo o è dentro o è fuori..

la città trincea

Ogni giorno riscontriamo un ambiente di vita fatto prevalentemente di intolleranza e sopraffazione. Ogni giorno la crisi che invade ormai anche l’ambiente sociale costringe ad utilizzare strategie di attacco e di difesa nei confronti dell’altro, individuato come ostacolo e limite: sempre come nemico e mai come interlocutore.

Questo è il ritratto della città “trincea”, quella del cittadino marginale e subalterno, del cittadino non “iscritto”, condannato alle peggiori degenerazioni del nostro stato sociale. E come tutti i condannati è lasciato solo, in balia di controparti sconosciute ed inavvicinabili. La città stessa come ambito di elaborazione permanente ovvero come laboratorio in cui vengono sperimentate sempre nuove diseguaglianze… Assistiamo come la paura venga assunta come struttura fondamentale della sua identità. A giustificazione di ciò si innalzano muri, si ridefiniscono i confini interni delle nostre città, si creano le condizioni per cui diventa normale formulare minacce ed intimidazioni nel confronti di chi viene reputato diverso.

Diverso da chi e da che cosa? Si generalizza il controllo e la repressione poliziesca. E noi sappiamo bene che allorché si rafforzano l’ideologia e le pratiche sicuritarie, a pagarne il prezzo più alto sono i migranti, i profughi, gli “estranei”, additati come fonte di insicurezza. Ogni giorno apprendiamo di rastrellamenti, di incursioni notturne negli alloggi degli stranieri, di dinieghi arbitrari del rinnovo dei permessi di soggiorno, di negazione del diritto d’asilo e soprattutto di rimpatri collettivi che sono in realtà deportazioni, proibite com’è noto dalla Convenzione di Ginevra, attuate perfino nei confronti di profughi provenienti da zone di conflitto.

L’attuale proposta legislativa del pacchetto sicurezza prende ispirazione dalle ideologie segregazioniste con l’intento di ridurre i migranti a mera forza lavoro “usa-e-getta”, sottoposta a un sistema di diritto differenziato: di fatto ci porta all’apartheid. Solo così potremmo “ ritornare” a sentirci sicuri …questo è quello che vogliono farci credere!

È importante però riconoscere che non solo i migranti vengono colpiti da questi dispositivi di controllo ma tutti siamo dentro lo stesso bersaglio. Per tutti sono in gioco gli spazi di democrazia e quindi il futuro stesso del nostro paese (si pensi ad es. alle ronde).

Perchè c'è bisogno di un osservatorio...

Se osserviamo la città di Ancona ci rendiamo facilmente conto che il porto è sempre stato considerato dagli stessi abitanti come parte integrante della città, non la sua continuazione. Il porto coincide con la città stessa. Oltre ad essere il luogo da cui una considerevole parte della popolazione ne trae profitto grazie all’offerta lavorativa (7500 il numero dei dipendenti, cifra in cui è incluso anche l’indotto), è da sempre veicolo di scambio e di attraversamento sia dalla città verso l’esterno e viceversa, sia tra i cittadini stessi.

Vogliamo ricordare che l’intera area portuale ha sempre rappresentato, in termini di opportunità, una risorsa inestimabile per la città: qui ci si incontrava, si stava insieme, si passeggiava lungo le banchine ammirando le navi crociera o i traghetti che prendono il largo, si vedevano stupire i bambini curiosi che osservavano il varo di una nave o la sua costruzione…

Tutto questo ora c’è stato tolto in nome delle leggi sicuritarie, in nome di indicazioni internazionali che pretendono di fare adottare ai porti così come agli aeroporti sistemi di alta sorveglianza contro possibili incursioni terroristiche, insomma ci stanno privando di uno dei nostri beni comuni. In realtà le reti non garantiscono una maggiore sicurezza ma risultano anzi pericolose perché chiudono ogni possibile via di fuga in caso si verifichi un incendio o incidente sulla banchina e perché mettono a repentaglio la vita di coloro che cercano di superarle. Va inoltre sottolineato che sono poste in un’area Schengen che per definizione non dovrebbe avere barriere.

Ora è vietato l’attraversamento e la sosta pedonale a chi non è in possesso di un biglietto d’imbarco e, per chi proviene dal mare, l’uscita è possibile solo passando attraverso tornelli ed è rigorosamente sorvegliata da apposite telecamere e da uno scanner che rileva, attraverso la temperatura corporea, la presenza degli immigrati dentro i camion.

Cos’è diventato oggi il porto? Un confine interno: le sue reti e le sue barriere che sovrastano e delimitano l’intera area hanno ridefinito il disegno urbano della città.

È l’ennesima zona rossa al servizio di chi detiene il potere politico ed economico del nostro paese e che “usa” la scusa del terrorismo per creare un nuovo confine e sbarramento a chi cerca di entrare disperatamente in Italia in condizioni totalmente disumane nei tir che partono dalla Grecia o dall’area balcanica.

È ormai consuetudine quotidiana l’arrivo di immigrati, prevalentemente Afgani, che vengono trovati dentro celle frigorifere, oppure sdraiati tra lastre di marmo o aggrappati al semiasse dei camion. La maggior parte di questi sono profughi anche minorenni la cui cura da parte delle autorità competenti viene quasi sempre negata in nome del tempo. Esso è una delle principali condizioni dei respingimenti. Tutti gli accertamenti devono essere fatti entro l’orario in cui la nave deve ripartire per riportare indietro gli immigrati che sono stati trovati dai controlli a effettuati a campione.

Anche l’inattendibile esame radiografico, che dovrebbe verificare la minore età dell’immigrato, ha un canale privilegiato nelle corsie dell’ospedale Salesi dal momento che non si può ritardare la partenza della nave e che le autorità devono assicurare che sia stata rispedita indietro più gente possibile, indipendentemente dalle loro condizioni fisiche e indipendentemente dalle loro richieste.

Tutto ciò è veramente drammatico considerato che le migliaia di persone che fuggono verso l’Europa sono considerate solo come portatrici di insicurezza, pericolosità ed illegalità. Non è sicuramente lo stesso approccio che si tiene con i governi dei paesi di provenienza, anzi si continuano a studiare strategie economiche per valorizzare le risorse presenti in queste aree per l’importanza strategica che rivestono. “Le Marche rafforzeranno il loro legame con l’Europa”, così si legge nei giornali locali, “quattro linee d’intervento: tra i progetti un elettrodotto sottomarino tra Italia e Montenegro. Queste le dichiarazioni della Presidenza italiana della IAI (Istituto Affari Internazionali). Ed è proprio in virtù di queste condizioni che definiscono l’Adriatico e lo Ionio area strategica per gli investimenti finanziari e del rafforzamento dei “progetti di esternalizzazione delle frontiere con maggiore garanzia di sicurezza”, che vogliamo porre il nostro lavoro per esigere che la porta verso l’Oriente si apra ai bisogni delle persone che decidono di andarsene dal proprio paese, che ne riconosca i loro diritti e predisponga strutture di accoglienza e non di respingimento. Il nostro Osservatorio è per tanto, uno strumento autonomo ed indipendente che vuole ridare protagonismo ai cittadini , alle associazioni presenti sul territorio, e l’autorevolezza nell’intervenire là dove invece ci dicono che siamo estranei, dove ci dicono che c’è già qualcun altro che se ne occupa… Noi rivogliamo il nostro porto, il nostro mare e soprattutto vogliamo garantire il riconoscimento delle vite che lo attraversano.

Ambasciata dei Diritti - Marche

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CSM: il reato di clandestinità paralizzerà il sistema giudiziario

Ecco il parere della Sesta commissione, pronto a essere sottoposto al plenum
Secondo i giudici le nuove norme non aiuteranno nemmeno a frenare gli arrivi illegali

Comporterà la "totale paralisi" di "molti degli uffici giudiziari" l'introduzione del reato di clandestinità. Ad avvertire delle "pesanti ripercussioni negative" che la novità avrà è la Sesta commissione del Csm, nel parere al pacchetto sicurezza approvato all'unanimità, e che sarà discusso oggi pomeriggio dal plenum. Secondo i consiglieri, la nuova norma "non appare idonea a conseguire l'intento di evitare nel nostro Paese la circolazione di stranieri entrati irregolarmente". E lede anche i diritti dei clandestini e dei loro figli, ad esempio quando viene chiesta per la dichiarazione di nascita l'esibizione del permesso di soggiorno da parte del genitore.
In particolare, sottolinea il Csm, le conseguenze peggiori, sul fronte del rallentamento della giudizia, si avranno per i giudici di pace: saranno "gravati da centinaia di migliaia di nuovi processi, tali da determinare la paralisi di molti uffici". Ma problemi si avranno anche per gli "uffici giudiziari ordinari ,impegnati nel processo in primo grado e nelle fasi di impugnazione successive". Il tutto peraltro senza che la norma serva al suo stesso scopo, quello di favorire l'allontanamento dei clandestini. I consiglieri infatti dubitano espressamente del suo "effetto deterrente": "Una contravvenzione punita con pena pecuniaria non appare prevedibilmente efficace per chi è spinto a emigrare da condizioni disperate; senza dire che "già la normativa vigente consente alle autorità amministrative competenti di disporre l'immediata espulsione dei clandestini"; uno strumento su cui pesano "non già carenze normative ma difficoltà di carattere amministrativo e organizzativo". Ma non sarà solo il reato di clandestinità a pesare sugli uffici giudiziari: anche le diverse norme del pacchetto che prevedono inasprimenti sanzionatori o nuovi reati e su cui il giudizio di merito "è positivo", avranno l'effetto di produrre "un ulteriore carico per il sistema penale, già particolarmente gravato e in evidente crisi di effettività" e per le carceri, "ormai allo stremo, avendo superato le 62mila presenze giornaliere".
E poi c'è il problema della lesione dei diritti dei clandestini e dei loro figli operata da alcune delle norme del pacchetto sicurezza, come quella che richiede per la dichiarazione di nascita l'esibizione del permesso di soggiorno da parte del genitore. Norma che secondo i giudici è in contrasto con "il diritto della persona minore di età alla propria identità personale e alla cittadinanza da riconoscersi immediatamente al momento della sua nascita" previsto dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, "determinando una iniqua condizione del figlio di genitori stranieri non regolari nel nostro territorio". Con la conseguenza che il neonato non solo "verrebbe privato della propria identità ma potrebbe essere più facilmente esposto ad azioni volte a falsi riconoscimenti da parte di terzi, per fini illeciti e in violazione della legge sull'adozione".
Inevitabile, continua il Csm, poi, l'incidenza negativa del nuovo reato in tema di accesso a servizi pubblici essenziali relativi a beni fondamentali tutelati dalla Costituzione - il diritto alla salute, ad esempio - da parte degli immigrati non dotati, o non più dotati, di un valido titolo di soggiorno.
Tratto da repubblica
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Riscaldamento globale e i profughi del clima

Allarme migrazione di massa
In fuga dal clima impazzito

I mutamenti climatici stanno già causando spostamenti significativi della popolazione. E nei prossimi decenni metteranno a rischio intere comunità con ripercussioni globali.
Una marea umana in fuga da siccità, inondazioni, mari che si innalzano fino a mangiare la terra, e da altri fenomeni figli dei mutamenti del clima. Migrazioni di massa, alla ricerca di una vita migliore o, più semplicemente, di un modo per rimanere vivi, che si verificheranno su larghissima scala nei prossimi decenni, coinvolgendo decine di milioni di persone: qualcosa di mai visto prima, per ampiezza ed estensione. E' lo scenario tratteggiato da un nuovo rapporto presentato oggi a Bonn a margine dei negoziati per un nuovo accordo contro il riscaldamento globale, curato dal Center for International Earth Science Information Network della Columbia University, di New York, dalla United Nations University e da Care International. Che non azzarda cifre precise - anche se altri studi hanno indicato fra i 25 ed i 50 milioni di potenziali sfollati e profughi entro il 2010 e 700 milioni entro il 2050, mentre l'Organizzazione internazionale dei migranti si tiene su una cifra mediana, di 250 milioni nel 2050 - ma sottolinea quanto il clima giochi e giocherà sempre di più un ruolo chiave in questo fenomeno, a fianco di altri elementi come l'instabilità politica ed economica, e la distruzione da parte dell'uomo di specifici ecosistemi oltre allo sfruttamento eccessivo dei terreni per l'agricoltura.
Pensare che riguardi solo i paesi più poveri è un'illusione: le ripercussioni, scrivono i ricercatori nel rapporto si faranno sentire per tutti, su scala globale.
Cause - ed effetti - dei "profughi del clima" sono a tutto campo. E vanno dalla distruzione delle economie basate su ecosistemi di sussistenza specifici come la pastorizia, agricoltura e pesca, fattore dominante nelle migrazioni forzate, all'aumento per frequenza ed intensità di calamità naturali come cicloni, inondazioni e siccità, dovuti al cambiamento del clima. Le piogge in Messico ed America Centrale, ad esempio, nel 2080 caleranno dell'80 per cento. A causa di queste modifiche ambientali, gli allevatori, in alcune parti del Messico così come nel Sahel africano, stanno già oggi lasciando le loro case per spostarsi in zone più accoglienti.
Il livello dei mari, poi, è una minaccia per moltissimi Paesi e città, da Mumbai a Los Angeles, da Rio de Janeiro a New York. L'arrivo di acque salate, insieme ad inondazioni ed erosioni, rischia di distruggere l'agricoltura nei popolati delta del Mekong, del Nilo o del Gange. Con danni inimmaginabili: un innalzamento del livello del mare di due metri - ampiamente previsto in diverse proiezioni per questo secolo - inonderebbe quasi la metà dei 3 milioni di ettari di terreni coltivati del Mekong. E isole del Pacifico stanno già considerando un esodo di massa della popolazione: è il caso ormai famoso delle Maldive.
Non solo: lo scioglimento dei ghiacciai alpini nell'Himalaya porterà la devastazione in diverse terre coltivate in Asia, aumentando le inondazioni e riducendo drasticamente le riserve di acqua a lungo termine. Un dato drammatico se si pensa che i bacini del Gange, del Brahmaputra, dell'Irawaddy, dello Yangtzee e del Fiume Giallo danno sostentamento a 1,4 miliardi di persone.
La maggior parte dei migranti, probabilmente rimarrà all'interno dei confini del proprio stato, rileva il rapporto, o si trasferirà nei Paesi confinanti, ma questo non sarà possibile in tutti i casi. Se i conflitti interni si esaspereranno, le conseguenze arriveranno lontano, fino ad interessare anche i Paesi più ricchi. Uno scenario sorprendente e molto serio, avverte Charles Ehrhart, coordinatore dei mutamenti climatici per l'organizzazione internazionale CARE, in cui le società colpite maggiormente dai cambiamenti ambientali potrebbero trovarsi invischiate "in una spirale negativa di degrado ecologico, che le trascina in basso, dove non esistono più reti di sicurezza sociali, mentre violenza e tensioni aumentano".
Per questo, raccomandano i ricercatori, è vitale che i Paesi raggiungano un accordo per il taglio delle emissioni di gas serra all'incontro sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a dicembre. Anche se il processo negativo è già innescato e le conseguenze rischiano di essere inevitabili. "I cambiamenti del clima stanno avvenendo con velocità ed intensità maggiori rispetto alle previsioni precedenti" si legge nelle conclusioni del rapporto. "I livelli di sicurezza per i gas serra atmosferici potrebbero essere molto inferiori rispetto a quanto non si pensasse prima e allo stesso tempo le emissioni di CO2 aumentano ad un tasso sempre più elevato". Con ripercussioni senza precedenti per la popolazione: "Le migrazioni vanno riconosciute come un elemento importante dell'adattamento" ai mutamenti climatici, sottolinea ancora Ehrhart.
Prioritari, quindi, raccomandano gli esperti, sono gli investimenti per i Paesi più a rischio, ed un approccio della comunità internazionale pratico, con accorgimenti come lo sviluppo di tecniche di irrigazione che sfruttino una minore quantità di acqua, e la preparazione di sistemi specifici per affrontare meglio i disastri naturali. I Paesi devono inoltre trovare un accordo su come trovare una sistemazione per le popolazioni che abitano pianure a rischio. E occorre migliorare il sistema delle rimesse degli emigrati per i familiari che rimangono nelle regioni più vulnerabili.
Tratto da repubblica
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L'immigrato con espulsione non commette reato se il suo guadagno non è sufficiente per sostenere le spese di viaggio per ritornare al paese di origine

Non commette reato l’immigrato clandestino che, nonostante sia stato espulso, resta in Italia perché guadagna troppo poco per sostenere le spese del biglietto aereo che lo riporta nel suo paese d’origine. Non è infatti sufficiente che abbia abbastanza soldi per varcare la frontiera.
Con una sentenza (n. 23812 del 9 giugno 2009) che consente una permanenza maggiore in Italia a badanti e immigrati irregolari che guadagnano poco, la Cassazione ha dato ragione a un cittadino guatematelco che non aveva ottemperato all’ordine di allontanamento del questore perché, si era giustificato, come badante, guadagnava fra i 400 e i 500 euro al mese mentre il biglietto aereo per il Guatemala costava 1200 euro.

Solo qualche mese fa la Cassazione aveva assunto una posizione completamente diversa confermando, con la sentenza n. 18537, la legittimità di una espulsione nei confronti di un clandestino che era senz’altro povero perché vestiva in modo da denotare uno stato di povertà. La prima Sezione penale della Corte aveva infatti osservato \"gli indici\" che avevano portato il giudice a stabilire la poverta\' del clandestino \"non integrano l\'ipotesi di particolare pregnanza della assoluta e comprovata impossidenza, idonea a costituire giustificato motivo di inottemperanza\" all\'ordine di espulsione.
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Asilo Politico: dopo la riforma decidono le Commissioni Territoriali

La riforma sull’immigrazione sposta le competenze sull’asilo politico. La valutazione dei presupposti spetta infatti alle commissioni territoriali (tranne “l’apprezzamento politico delle condizioni del paese di provenienza”) mentre il questore può solo attuare quanto già deciso dalle commissioni.
A questa importante decisione sono arrivate le Sezioni unite civili della Cassazione che, con la sentenza n. 11535 del 19 maggio 2009, hanno fatto chiarezza anche su un altro punto fondamentale: le controversie sull’asilo politico finiranno d’ora in poi all’Ago.
Scarica la sentenza

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