ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

AL FIANCO DEI LAVORATORI FINCANTIERI

Mercoledi 16 dicembre durante i picchetti no stop di 24 ore dei lavoratori della Fincantieri e delle ditte di appalto per il mancato premio di efficienza che l' azienda non ha retribuito, l' Ambasciata dei diritti ha portato solidarietà con gazebo e birra a chi lotta per i propri diritti a temperature polari.
La "crisi" parola d' ordine per far pagare alle fasce deboli della società i fallimenti del capitalismo, viene a pesare su chi vuole vivere la propria vita in maniera dignitosa, essa è sbarcata al porto di Ancona con tutte le sue tematiche sociali ed economiche colpendo chi chiede il rispetto dei propri diritti a partire dalla sicurezza nei luoghi di lavoro a chi chiede un contratto di lavoro dignitoso, a chi arriva dai paesi in guerra sotto ad un container per richiedere asilo politico.

I lavoratori hanno espresso gratitudine per la solidarietà che è stata portata, per l' Ambasciata dei diritti è un atto dovuto per chi dal basso lotta tutti i giorni per i propri diritti e per chi in questo momento la crisi la sta pagando sulla propria pelle.
In occasione il 31 dicembre invitiamo a partecipare alla cena di solidarietà di Capodanno presso la nostra sede, ognuno porti qualcosa da casa, per aver modo di passare un Capodanno allegro a costo simbolico contro la crisi attuale.
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12 dicembre 2009 El Pià Ambientale

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Per Gaza per la Palestina 11 dicembre 2009 parte un convoglio dal porto di Ancona

Per Gaza, per la Palestina

per il diritto allo studio dei nostri compagni palestinesi per fermare il genocidio in corso nella striscia e la pulizia etnica in Cisgiordania


Il 27 dicembre 2008 iniziava contro la popolazione civile di Gaza uno dei più orrendi delitti della storia dell'umanità, una aggressione senza precedenti contro il diritto alla vita di bambini, giovani, donne, uomini e anziani.


Nella striscia di terra più densamente popolata al mondo (lunga circa 40 Km e larga 6-12 Km) , abitata per il 65 % da profughi del ’48 creati dalla pulizia etnica israeliana del 1948 vengono riversate migliaia di tonnellate di tritolo dal cielo, facendo 1,415 morti in soli 22 giorni di attacchi.

La popolazione di Gaza soffriva da oltre due anni di un embargo disumano che la riduceva alla fame e strangolava la sua economia. A tutt’oggi, il 90 % della popolazione dipende dagli aiuti umanitari.


Nonostante Israele dichiari di essersi ritirato dalla Striscia nel 2005, in realtà ne controlla direttamente e indirettamente l’economia e la vita del milione e mezzo di persone che la abitano, continuando a controllare tutti i confini, sia per mare che per terra e chiudendoli al passaggio delle merci e delle persone. A tutt’oggi, ci viene riferito dalle associazioni umanitarie che la Striscia rimane chiusa alla gran parte degli aiuti umanitari e a materiali quali cemento, ferro e vetro, essenziali per la ricostruzione del paese.


Il recente rapporto dell'ONU, noto come rapporto Goldstone, inchioda il governo e l'esercito israeliano ai crimini di guerra e contro l'umanità commessi a Gaza.

Ma USA ed Europa sostengono Israele. L'Italia sostiene Israele.

Pochissimi hanno preso una posizione dura e definitiva contro gli obiettivi del sionismo e contro la ferocia israeliana che a gennaio a Gaza, ha provocato oltre 1.400 morti, più di 5,000 feriti, 1,900 disabili, 1346 orfani, 20,000 senza tetto e 50,000 sfollati e la distruzione delle poche strutture produttive, delle reti fognarie e dei pozzi per l’acqua.

I media continuano a funzionare come cassa di risonanza della propaganda israeliana.


E’contro questa politica di oppressione che vogliamo oggi protestare. Ci dissociamo dalla voce quasi univoca che ha da sempre sostenuto e continua a sostenere i crimini di guerra dello stato di Israele, a Gaza come nei Territori Occupati, e ci impegniamo a sostenere l’azione di quanti si adoperano con strumenti di resistenza non violenti quali la campagna di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni e la Free Gaza March per la liberazione della Palestina dalla politica colonialista, segregazionista e oppressiva del governo israeliano.


Noi studenti di Ancona e provincia, ci uniamo all’appello degli studenti palestinesi che reclamano il loro diritto allo studio, ricordando come diverse strutture educative sono state bombardate e distrutte durante gli attacchi, incluse la scuola dell’UNWRA e l’Islamic University e come molte rimangano ancora unico rifugio e alloggio per famiglie sfollate.


Questa sera si imbarcherà dal porto di Ancona un convoglio di un centinaio di veicoli carico di aiuti umanitari, partito il 6 dicembre dalla Gran Bretagna e diretto a Gaza attraversando Europa, Grecia, Turchia, Siria, Egitto, fine al valico di Rafah. Il convoglio entrerà a Gaza, assieme a migliaia di attivisti per i diritti umani provenienti da tutto il mondo il 27 Dicembre, a ricordare un anno dal terribile massacro e con lo scopo di rompere l’assedio da Rafah fino al valico con Israele.


Come cittadini anconetani, come studenti e come persone che credono al valore della vita, della libertà e della dignità umana, vogliamo portare oggi la nostra solidarietà alla delegazione inglese di ‘vivapalestina’ in partenza dal Porto di Ancona.


Campagna Palestina Solidarietà

Ambasciata dei diritti

Collettivo OPS

www.ambasciatadeidiritti.blogspot.com

www.glomeda.org

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Ancona - 3 dic, 11 Afghani respinti al porto

La nota dell’Osservatorio sul Porto

Quotidianamente al porto di Ancona vengono respinti ragazzi minorenni. E’ successo anche ieri sera. 11 afgani sono arrivati al Porto di Ancona sperando di essersi per sempre lasciati alle spalle le coste greche. Sono stati fatti sbarcare, invece, solo per qualche ora, prima di essere nuovamente rispediti in Grecia. Già il primo dicembre erano stati scoperti otto immigrati irregolari di nazionalità afghana e affidati al comandante della nave diretta in Grecia per il rimpatrio, mentre ieri pomeriggio un’altra nave è partita riportando verso la Repubblica ellenica queste 11 persone. Queste però erano riuscite a lanciare una richiesta di aiuto.

Dopo essere stati scoperti dall’equipaggio e ammassati tutti insieme, come prassi, in una cabina della nave, i ragazzi erano riusciti a chiamare alcune organizzazioni umanitarie e a dire: "siamo rinchiusi, tra noi ci sono 5 minorenni, non vogliamo tornare in Grecia, aiutateci". All’arrivo al porto di Ancona, sembra che tutti siano stati intervistati dal Consiglio Italiano per i Rifugiati e, seppur telefonicamente avessero detto di voler chiedere asilo politico in Italia, pare che nessuno l’abbia fatto.

Dei cinque che si sono dichiarati minorenni solo tre sono stati sottoposti all’esame radiologico del polso perché una prima scrematura è stata fatta secondo criteri personali. Fare quest’esame è la prassi, per stabilire la maggiore o minore età, e il Ministero dell’Interno nel 2007 ha stabilito chiaramente che, in caso di dubbio, i potenziali minorenni vadano accolti e mai espulsi o respinti come invece è accaduto anche ieri al porto.

L’accoglienza dei minorenni è stabilita da leggi internazionali e una volta che arrivano ad Ancona i minori devono essere presi in carico dai servizi sociali del Comune di Ancona.

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Altri undici afghani respinti dal porto di Ancona. Stavolta avevano chiesto aiuto

La notte del 3 dicembre unidici persone hanno attraversato l’Adriatico chiuse nella cabina di una nave, contro la loro volontà. Erano arrivate al Porto di Ancona, infatti, sperando di essersi per sempre lasciate alle spalle le coste greche. Sembra che invece siano state fatte sbarcare solo per qualche ora, prima di essere riportate con la forza a bordo.
Sembra anche che due di loro siano stati accolti in Italia in quanto minorenni, ma che altri due, appartenenti ad un altro gruppo siano stati poi aggiunti al momento del reimbarco.
Da tempo, ormai, è soprattutto ad Ancona e a Bari che si concentrano gli arrivi dalla Grecia di profughi in fuga.
Dopo la distruzione del campo di Patrasso si parte infatti soprattutto da Igoumenitsa, Corfù, e da altri porti che hanno più traghetti che arrivano verso il centro e il sud Italia. Non che a Venezia non arrivi più nessuno, certo, ma meno dell’anno scorso e nel silenzio dei giornali e della polizia di frontiera.
Ad Ancona, invece, l’1 dicembre erano già stati scoperti "otto immigrati irregolari di nazionalità afghana" (...) "affidati al comandante della nave per il rimpatrio" (dal Corriere Adriatico), mentre ieri pomeriggio alle 17:30 un’altra nave è partita riportando verso la Repubblica ellenica le 11 persone sopra citate.

continua su melting pot
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