ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

ABBATTIAMO LE RETI DEL PORTO DI ANCONA

L'ambasciata dei diritti lancia la campagna per l'abbattimento delle reti al porto di Ancona.

firma la petizione on line

http://www.firmiamo.it/abbattiamoleretidelporto

Con il pretesto della sicurezza e del declassamento del porto ci hanno tolto una parte importante della città. Hanno recintato il porto trasformandolo in un carcere a cielo aperto impedendo la sua libera fruizione da parte dei cittadini. Hanno distrutto un sentimento.
Le reti, orrende nell'aspetto servono solo a deturpare il paesaggio che fino a pochi anni fa si poteva godere dalle banchine. Dal punto di vista della sicurezza sono inutili poiché erigono una barriera a dieci metri da un muro già esistente. Come tutti sanno il porto di Ancona è storicamente il frutto di una stratificazione urbanistica strettamente legata alla sicurezza dello scalo marittimo e alla difesa della città. Due millenni di storia hanno dato vita ad un sistema difensivo composto da mura e porte che si sono perfettamente integrati con il resto della città e che mai sono state un ostacolo per i propri abitanti. Le reti i cancelli ed i tornelli attuali rappresentano soltanto un impedimento gratuito che danneggia tutti i fruitori del porto turisti, commercianti, marittimi visitatori occasionali etc.
Il decreto con il quale hanno giustificato l'innalzamento delle reti(6 novembre 2007, n. 203.) non prevede assolutamente tale forma di recinzione, indica genericamente che i porti devono avere delle aree protette che possono essere più o meno interdette in caso di pericolo o minaccia. Il decreto lascia ampio margine di discrezionalità e sottolinea che comunque le misure di sicurezza non devono ostacolare i normali fruitori del porto compresi i visitatori occasionali.
Sarebbe bastato migliorare i controlli nelle porte già esistenti invece di creare quel carcere, controlli che però devono essere intensificati solo in caso di percezione di minaccia e non quotidianamente, lasciando come sempre è stato la libera possibilità di poter usufruire della parte più bella della città.
Anche l'eventuale declassamento è una bugia studiata ad arte da chi in qualche modo ha interesse a che le reti ci siano, la classe del porto non deriva dal livello di sicurezza ma dalla movimentazione delle merci e dal numero di passeggeri che vi transitano (Legge 28 gennaio 1994, n. 84 ).

Il porto è sempre stato un bene comune, uno spazio importante di relazione commercio ed incontri, dove andare per fare una semplice foto su una bitta od una passeggiata, dove i nonni portavano per mano i bambini per fargli ammirare la grandiosità delle navi. Chi ha deciso di installare quello scempio delle reti immagina la sua terra come un gigantesco carcere sorvegliato da telecamere e protetto da filo spinato. A questo progetto è possibile opporsi firma la petizione che ne chiede la rimozione sostieni la campagna per abbattere le reti del porto.

La tranquillità è importante ma la libertà è tutto

Ambasciata dei Diritti Ancona
Continua...

DOMENICA 24 GENNAIO 2010 Da Rosarno ad Ancona:

Da Rosarno ad Ancona:
Solidarietà e Dignità per tutti i migranti!

Presidio antirazzista contro ogni forma di respingimento
Domenica 24 genn. Ore 16
Piazza Della Repubblica
Guardando a ciò che è accaduto a Rosarno ci risulta evidente che l’operazione politica, portata avanti dal ministro Maroni, di addossare la colpa di ciò che è accaduto alla presenza di troppi migranti, sia ad oggi fallita.
È sotto agli occhi di tutti la realtà di Rosarno: la produzione di sfruttamento, il lavoro nero piuttosto che la manodopera a bassissimo costo a cui viene negata qualsiasi tipo di tutela, colpiscono migliaia di stranieri che nel nostro paese cercano condizioni di vita migliori.
Le trame reticolate dello sfruttamento sono oggi sostenute da molteplici attori organizzati che intrappolano migliaia di esseri umani che vengono costretti dall’attuale legge sull’immigrazione ad accettare condizioni di vita disumane.
Condizioni di vita che spogliano l’uomo di tutti quei diritti che ontologicamente gli appartengono come il diritto all’ essere libero, il diritto di condurre una vita degna, il diritto di poter rivendicare la propria essenza culturale che da sempre ci contraddistingue.
Ma quando ciò ti viene negato è legittimo ribellarsi, è legittimo rendersi visibili là dove il bulimico mercato del lavoro produce nuovi schiavi, nuova esclusione. Questo è quello che è accaduto a Rosarno. La genesi della ribellione si colloca strutturalmente nelle conseguenze che la legge oggi in vigore in tema di immigrazione sta producendo. Una legge che lega indissolubilmente il migrante al mercato del lavoro, una legge che costringe alla clandestinità forzata. La giusta ribellione di Rosarno ha palesato ciò che quotidianamente avviene ovunque. L’attuale sfruttamento selvaggio di questo modello economico che si sostiene grazie alle complicità mafiose produce vittime anche “sotto casa nostra”. Basti pensare alle condizioni di molti lavoratori e lavoratrici migranti all’interno delle industrie della nostra Regione. Industrie che, con il pretesto dalla crisi, esternalizzano il lavoro appaltandolo a ditte che non garantiscono né una retribuzione giusta né tutele sul posto di lavoro. La Fincantieri di questo è un esempio. È necessario svelare il mondo sommerso di coloro che oggi vivono in condizioni di schiavitù e condannare le politiche razziste dell’attuale governo che, come a Rosarno, si rivolge ai migranti per criminalizzarli o espellerli quando alzano la voce mentre al contrario fanno comodo alla nostra economia quando in silenzio accettano i ricatti dei padroni. La campagna di criminalizzazione verso i cittadini stranieri alimenta al contempo il clima di odio che in tanti casi , purtroppo, sfocia contro di loro in atti di violenza ed emarginazione. Insieme dobbiamo costruire una risposta che metta al centro la dignità umana e sappia costruire spazi di inclusione sociale dove siano rispettati i diritti di tutti.
Per questo non possiamo accettare ciò che avviene quotidianamente al di là delle reti metalliche che sottraggono il porto alla città di Ancona. Porto che con i suoi sofisticati sistemi di sicurezza è oggi diventato laboratorio dove si sperimentano i dispositivi di controllo e di respingimento.
Vi invitiamo ad essere presenti alla mobilitazione di domenica 24 gennaio alle ore 16 davanti al teatro delle Muse per esprimere solidarietà ai migranti di Rosarno, per dire basta allo sfruttamento del lavoro, per dire che Ancona non è razzista, per affermare il diritto di accoglienza contro ogni forma di respingimento.

Ambasciata dei Diritti
Associazione senegalese Diappo
Associazione Bangladesh Marche
Collettivo studentesco O.P.S.
Spazio Autogestito La Cupa
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