ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

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Comunicato stampa coordinamento marchigiano movimenti per l'acqua

PRESIDIO REGIONE MARCHE PER LA LEGGE 157/2011

Venerdì mattina, prima dell’inizio delle votazione del Consiglio Regionale della proposta di Legge n.157 concernente “Disposizioni in materia di risorse idriche e di servizio idrico integrato”, tante/i del Coordinamento Marchigiano dei Movimenti per l’Acqua si sono presentati in Regione per presidiare la riunione e per ottenere un incontro con i consiglieri regionali della IV Commissione.
La pressione esercitata nei giorni precedenti e la presenza degli attivisti dell’acqua ha determinato l’incontro e la possibilità di contestare ed evidenziare che questa legge non risponde a quanto chiesto da oltre la maggioranza assoluta degli elettori marchigiani che si sono espressi molto chiaramente, con il referendum del 12 e 13 Giugno, sulla gestione dell’acqua.

Il Coordinamento ha ribadito che l’articolo 10, così come espresso e formulato, produce sostanzialmente un aumento della tariffa e dunque tale articolo deve essere o soppresso o riscritto facendo riferimento al secondo quesito referendario, che definisce la tariffa, e che qualsiasi investimento aggiuntivo non possa essere a carico della tariffa stessa.

L’altro punto di discussione ha riguardato la necessità, non più rinviabile, della costituzione di un tavolo tecnico/partecipato per la definizione di una legge organica sulla gestione dell’acqua nella Regione Marche che includerebbe anche la Legge 157.



Coordinamento Marchigiano dei Movimenti per l‘Acqua Abbiamo chiesto ai Consiglieri un atto di coraggio “democratico” che, al di là dei tecnicismi legislativi e burocratici, vada incontro alla volontà popolare che ha sancito inequivocabilmente che l’acqua è un bene comune e come tale deve essere gestito in maniera pubblica e partecipativa.

L’eliminazione dalla bolletta della remunerazione del capitale investito e la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato attraverso la costituzione di un’ Azienda Speciale, sono i due fari che devono essere seguiti quando si legifera in materia di acqua. La Regione deve avere il compito e l’onere, a nostro avviso, di creare le basi per il completo recepimento dei risultati referendari, cosi come altre amministrazioni pubbliche stanno facendo. Questo è quanto chiesto dal Coordinamento Marchigiano dei Movimenti per l’Acqua che rappresentava oggi in sede istituzionale oltre la maggioranza assoluta degli elettori marchigiani espressasi durante il referendum.

Nella seduta di martedì è prevista la votazione della Legge. Noi vigileremo e continueremo a fare pressione fino a quando l’acqua nella nostra regione non sarà gestita in maniera pubblica e partecipata.


Ancona, 16-12-2011.
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Occupy Ancona!


Sabato ad Ancona la manifestazione convocata dalla “Assemblea Permanente Movimenti Marche”. Si inizia alle 17,00 in Piazza Roma. Interventi, flash mob, musica ribelle: la società civile organizzata prende la parola e l’iniziativa contro la manovra Monti, per costruire l’alternativa ad un modello che distrugge le vite delle persone e l’ambiente.

Piazza Roma come Zuccotty Park? Il centro del capoluogo regionale come quel piccolo luogo nel cuore di Manhattan, divenuto simbolo degli “indignati” di tutti il mondo? Diciamo che la manifestazione, dal titolo “Occupy Ancona”, che l’Assemblea Permanente Movimenti Marche ha promosso per sabato 17 dicembre a partire dalle 17, sarà molto di meno, ma anche molto di più. Di meno perché “l’accampata” durerà solo qualche ora e non ci sarà nessuna occupazione in pianta stabile della piazza (per ora). I gazebo che verranno installati sin dal primo pomeriggio saranno una presenza momentanea e ognuno tratterà i temi più importanti al centro dell’iniziativa: lavoro, acqua, ambiente, precarietà, diritti delle persone. Molto di più perché la varietà e la ricchezza dei movimenti e delle singolarità presenti all’interno della neonata rete regionale si dispiegherà ampiamente durante la manifestazione. Il programma che si sta ultimando in queste ore prevede interventi delle situazioni simbolo dell’indignazione marchigiana: dai lavoratori licenziati o in cassa integrazione, a chi è impegnato nella resistenza ecologica contro i progetti distruttivi del territorio, dai comitati per l’acqua pubblica, da mesi mobilitati affinché sia rispettata la volontà dei 27 milioni di italiani che a giugno hanno detto chiaramente che i beni comuni non possono essere usati per fare profitto, ai ragazzi dei collettivi studenteschi, dai precari agli immigrati, proprio a pochi giorni dalla terribile strage di Firenze. Ma anche musica, flash mob di gruppi teatrali, “provocazioni” sui temi della crisi in mezzo allo shopping natalizio. Insomma un primo momento di mobilitazione contro la manovra del Governo Monti che “colpisce i soliti” e non tocca “le grandi rendite finanziarie”. Perché “un’altra economia è possibile, rispettosa dei diritti delle persone e dell’ambiente”.

L’Assemblea Permanente Movimenti Marche chiama a raccolta tutti quelli che non vogliono abbassare la testa. Sabato Piazza Roma i protagonisti saranno loro. Continua...

Con Samb e Diop nel cuore!

Gli uomini uccisi nell’agguato di Firenze si chiamavano Samb Modou, 40 anni, e Diop Mor, 54 anni, abitanti a Sesto Fiorentino. In piazza Dalmazia, è stato ferito anche Moustapha Dieng, 34 anni, ora in prognosi riservata a Careggi, e, in San Lorenzo, Sougou Mor 32 anni, e Mbenghe Cheike, 42 anni. I due morti e i tre feriti sono tutti senegalesi.
La violenza razzista che ha portato a questa tragedia scuote profondamente ma purtroppo non stupisce. Come il pogrom della Continassa a Torino, l'omicidio di Samb e Diop ci dice che i responsabili di questi gesti di violenza non sono pazzi né vittime di un improvviso accecamento della ragione.

Sono invece lucidi neofascisti, appartenenti a Casa Pound, Forza Nuova o altri gruppuscoli dell’estrema destra, che da tempo riescono a trovare spazi nei quali esprimere apertamente la loro politica di intolleranza, potendo contare su ampio sostegno e copertura da parte dei partiti di centro-destra.
Non c’è infatti soluzione di continuità tra l'odio costantemente seminato da organizzazioni xenofobe come queste, le politiche governative promosse da partiti come la Lega Nord, sempre tese a respingere e criminalizzare lo straniero e il diverso, e la prontezza dei mezzi d’informazione nell'amplificare i fatti di cronaca nera che hanno i migranti come (molto spesso presunti) protagonisti: sono tutti elementi che concorrono a rendere il razzismo socialmente accettabile e necessario al potere. Tanto più nella fase presente, l’intolleranza e l’odio per il diverso divengono quasi il naturale rovescio della medaglia dell’attuale devastazione economica e sociale. L’esistenza di tali gruppi è pienamente parte di un’inaccettabile “guerra fra poveri”, che le attuali politiche di austerity favorisce, inducendo chi già paga pesantemente il prezzo della crisi globale ad annientarsi reciprocamente.


Sta in questo dato l’importanza di affrontare quanto accaduto fuori dalle vuote retoriche dell’“istante di follia di un pazzo”, del “vu’ cumprà abusivo”, del “rom che puzza”, ma chiamando le persone e i loro gesti con il loro nome.
Quanto successo a Firenze è opera di Gianluca Casseri, non un folle ma una delle “menti pensanti” di Casa Pound e scrittore di libri inneggianti all’odio razziale presentati nei vari circoli; non un cane sciolto, quindi, ma organizzato con altri, i quali in queste ore stanno tentando invano di cancellare dal web le tracce del loro legame.

L’alternativa reale all’attuale crisi passa perciò anche dalla chiarezza e dalla forza con la quale con la quale rifiutiamo la presenza di gruppi come Casa Pound e Forza Nuova all’interno delle nostre città.
La chiarezza e la forza con la quale affermiamo che si può uscire con dignità dalla crisi solo costruendo concretamente uguaglianza, solidarietà e rispetto, come quelle che sta sperimentando la comunità senegalese e la Firenze antirazzista in queste ore.
La chiarezza e la forza con le quali è doveroso rispondere alle strumentali bugie del mainstream politico e mediatico, spesso incline a chiudere gli occhi di fronte al fatto che i covi dei neofascisti sono le incubatrici della violenza e dell’intolleranza razzista e per questo devono essere immediatamente chiusi, respinti e privati di ogni cittadinanza ed agibilità politiche.


Da OccupyAncona a Firenze:
Con Samb e Diop nel cuore!
Chiudere i covi fascisti!
Chiudere Casa Pound e Forza Nuova!

L’antifascismo non si arrende. L’antirazzismo non sta in silenzio..
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Assedio e Diritti Umani a Gaza


Incontro con:
Khalil S. Shaheen e Mohammed El Zaeem
del Palestinian Centre for Human Rights di Gaza

Ancona giovedì 15 dicembre ore 21, Ambasciata dei Diritti
via Urbino 18 Ancona

Un appuntamento per rompere la «cospirazione del silenzio», quella «cortina che nasconde» le informazioni sull’«apartheid della popolazione palestinese a Gaza».

La Campagna Palestina Solidarietà organizza una serata con due rappresentanti del Palestinian Center for Human Rights, una delle organizzazioni palestinesi per la tutela dei diritti umani.

Si tratta dell’avvocato Khalil Shaheen e del volontario Mohammed El Zaheem, in questi giorni in Italia proprio per testimoniare quanto accade a Gaza nel giorno della giornata mondiale dell’Onu per la solidarietà al popolo palestinese.

«Siamo qui per incoraggiare gli attivisti italiani e chi vuole occuparsi di diritti umani - spiega l’avvocato Shaheen - perchè servono voci e testimonianze della catastrofe palestinese, proprio come lo era Vittorio Arrigoni, volontario italiano ucciso dal terrorismo. Lui era una di queste voci ed era riuscito a descrivere in modo magico il dramma dell’occupazione della Palestina».

«Sono circa 1 milione e mezzo le persone che vivono sotto assedio - spiega Shaheem - Nel 2008 durante l’operazione militare israeliana “Piombo Fuso” morirono 1436 persone, tra le quali molti bambini. Lo scorso agosto sono stati uccisi altri 4 bambini e non si contano i feriti di ogni giorno. Adesso Gaza è una città distrutta: 70 mila case sono devastate e mancano i servizi primari, in particolare nella rete idrica e nelle strutture sanitarie. E non si può fare niente per ricostruirla perché Israele lo impedisce»·

Il Centro Palestinese per i Diritti Umani è un'organizzazione non governativa e senza scopo di lucro con sede a Gaza City, fondata nel 1995 da un gruppo di giuristi e attivisti per i diritti umani palestinesi, dedicata alla tutela dei diritti umani, alla promozione dello Stato di diritto e al rispetto dei principi democratici nei Territori Occupati Palestinesi. Gode dello Statuto Speciale consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.

Khalil S. Shaheen è responsabile dell’unità per i diritti sociali ed economici. Conduce studi, workshop e seminari che concentrano l'attenzione sui diritti economici e sociali in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, promuovendo la loro applicazione. Inoltre, valuta e recensisce le leggi e progetti di legge relativi a tali diritti adottati dall'Autorità palestinese, per garantire che la legislazione sia in armonia con gli standard internazionali.

Mohammed El zaeem, lavora come volontario nel progetto “Oliva", fortemente voluto da Vittorio Arrigoni, nato per monitorare la violazione dei diritti umani perpetrate da Israele in acque palestinesi.
www.pchrgaza.org

Info:
cps.palestina@gmail.com
ambasciata@glomeda.org Continua...

Incontro Pubblico con Arnoldo Curruchich Cùmezdirigente del Consejo de las Juventudes Maya Garifuna y Xinca




Vedi la videointervista fatta dall'ambasciata dei diritti.



INTERVISTA di Geraldina Colotti


GUATEMALA
«Enel Green ci ruba le sorgenti»
Arnoldo Curruchich, portavoce indigeno del Consejo de las Juventudes «I nostri fiumi vengono contaminati, l'energia prodotta non serve allo sviluppo delle comunità locali»


«Le multinazionali italiane prendono la nostra acqua, sono qui per dire ai movimenti che abbiamo un problema comune», dice al manifesto il guatemalteco Maximo Arnoldo Curruchich, dirigente del Consejo de las Juventudes Maya Garifuna y Xinca. Curruchich, in Italia per un giro di conferenze, ieri a Roma è intervenuto durante la manifestazione per l'acqua pubblica.
Di cosa si occupa la sua organizzazione?
Nel Consiglio della gioventù Maya Garifuna e Xinca sono rappresentate le tre culture indigene del Guatemala. Su 14 milioni di abitanti, noi maya siamo 9 milioni. Io sono uno degli otto portavoce del Consejo. Abbiamo scelto di non avere un presidente perché una sola persona è più facilmente cooptabile dai poteri forti, mentre il rischio si riduce con una modalità assembleare. Difendiamo i diritti delle nostre popolazioni, che vengono depredate delle proprie risorse naturali. Siamo qui per fare informazione e cercare soluzioni comuni. Da anni esiste un lavoro di mutuo sostegno fra i movimenti italiani e i nostri, anche gli attivisti che cercano di sostenerci e di informare subiscono pressioni e minacce. In Guatemala viviamo una nuova forma di colonizzazione, portata avanti dalle grandi multinazionali minerarie e idroelettriche. Obbiettivo principale delle grandi imprese come Enel è quello di appropriarsi dell'acqua delle comunità indigene che è ancora incontaminata, i nostri fiumi fanno gola, per questo le persone che vivono in quelle zone vengono espropriate ed espulse. Le comunità, però, si stanno organizzando e così si scontrano con i grandi interessi appoggiati dal governo. Il mio compito è anche quello di preparare la visita di tre sindaci indigeni, che arriveranno in Italia ad aprile e che affrontano in prima persona i danni provocati da Enel.
Cosa sta facendo Enel?

. Da tre anni, Enel Green Power è arrivata nella comunità di San Juan Cotzal per costruire l'idroelettrica chiamata Palo Viejo, un impianto ad acqua fluente da 84 Mw che sfrutta il corso del fiume Cotzal e quello dei suoi 3 affluenti. Dovrebbe entrare in funzione nella prima parte del 2012 per produrre ogni anno 370 milioni di Kw. Enel e il sindaco di Cotzal non hanno però consultato le comunità indigene, come prevede la convenzione 169 della Oit, l'Organizzazione internazionale del lavoro, ratificata dallo stato del Guatemala. E ora sta devastando i nostri territori. Nelle sue campagne pubblicitarie, Enel dice che produce energia «verde», ma le cose stanno in modo diverso: i nostri fiumi sono contaminati da sostanze chimiche, l'acqua non si può più bere e la gente non può più fare il bagno al fiume secondo la nostra tradizione perché rischia di ammalarsi. L'energia che viene prodotta in Guatemala non serve al benessere delle nostre popolazioni, e viene esportata all'estero, soprattutto nel vicino Messico. La nostra richiesta principale è che almeno il 20% dell'energia prodotta rimanga nelle comunità, che ne sono prive. Enel però risponde che questo tipo di sviluppo non fa parte della sua politica, e questo suscita grandi conflitti. Ci sono stati già due morti. L'ambasciatore italiano in Guatemala, Mainardo Benardelli, ha anche minacciato gli attivisti che denunciano questa situazione all'estero. Ha fatto pressione sul presidente uscente Alvaro Colom perché inviasse la polizia a reprimere la popolazione. Sono arrivati oltre 1.000 soldati e poliziotti. Quando abbiamo visto gli elicotteri, ci sembrava di essere tornati al terrore di 15-20 anni fa quando l'esercito arrivava per violentare le donne e bruciare le case. Anni in cui sono stati compiuti 114 massacri nelle nostre comunità.
L'ex generale Otto Pérez Molina, accusato di quei massacri, è oggi presidente della Repubblica. E si presenta come un uomo di pace perché ha firmato gli accordi del '96, che hanno messo fine alla guerra civile. Chi avete sostenuto durante la campagna presidenziale del 6 novembre scorso?
Il Consejo de las Juventudes Maya Garifuna y Xinca è composto da giovani sotto il 18 anni, che non hanno ancora il diritto di voto, secondo la nostra costituzione. Abbiamo sostenuto il Frente amplio, la coalizione di sinistra guidata da Rigoberta Menchu. Ho portato con me un video, tradotto in italiano, che contiene le dichiarazioni dell'attuale presidente Molina, detto Manodura: una delle persone che ha comandato il genocidio delle nostre comunità durante la guerra civile. Molina, che assumerà l'incarico il 4 gennaio prossimo, allora rivendicava lo sterminio dei maya come politica di stato: per togliere l'acqua ai pesci (ovvero alla guerriglia), diceva. La commissione delle Nazioni unite, detta del Chiarimento, e uno studio della chiesa cattolica hanno constatato che sono stati uccisi 250.000 indigeni, un milione è stato espulso dalle loro terre, un altro milione è andato in esilio, soprattutto in Messico. Una parte degli esiliati stava cominciando a rientrare, ma con questa nuova situazione, teme che ritorni il terrore..
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Nasce “Assemblea Permanente Movimenti Marche”

La crisi strutturale del sistema neoliberista è da tempo conclamata ed evidente, ma ad oggi sembra impossibile trovare una via d'uscita visto che ogni soluzione viene proposta da chi la crisi l'ha provocata. Va in questa direzione la nascita del Governo Monti. Il comprensibile sollievo per l’abdicazione, almeno per questa fase, di Berlusconi e dei suoi alleati, non può far passare in secondo piano la gravità della scelta che assegna ad un autorevole rappresentante degli interessi della finanza mondiale le redini governative.
Oggi i poteri economici globali vogliono definitivamente distruggere ciò che ancora esiste dello storico modello di welfare europeo. In Italia queste scelte si esplicitano con l’attacco ai diritti dei lavoratori, la privatizzazione dei servizi pubblici locali, nonostante l’esito dei referendum di giugno, la crescente precarizzazione del lavoro e la distruzione sistematica dei territori attraverso politiche antiambientaliste.


Assemblea permanente: Movimenti Marche Nelle Marche tutto ciò è evidente: dalla crisi del lavoro, di cui vicende come quella di Ficantieri, l’Ardo Merloni e la Best di Montefano sono drammatico esempio, alla cementificazione dei territori e l’affermazione di progetti come il rigassificatore di Falconara emblematici esempi di un governo regionale ossequioso verso i potentati economici, fino all’incapacità, almeno a tutt’oggi, delle amministrazioni comunali di recepire le indicazioni dei 27 milioni di cittadini/e che hanno votato affinché i servizi locali siano pubblici.
In questo contesto crediamo imprescindibile costituire uno “spazio del comune” che non vuole limitarsi a sommare le lotte e i conflitti costruiti in questi anni nelle Marche, ma che moltiplichi la partecipazione di tutti quelli che vogliono mettersi in movimento per costruire una alternativa, partendo dalla costituzione di una nuova idea di società, di convivenza, produzione e gestione delle risorse. Dopo che la nostra regione è diventata famosa per il suo modello economico, è stata recentemente esaltata per il cosiddetto “laboratorio politico” che governa la Regione, vogliamo valorizzare il modello sociale espresso dai movimenti marchigiani che in questi ultimi anni hanno creato reti e mobilitazioni territoriali, dalla Fiom ai Centri Sociali, dalle realtà ambientaliste ai comitati per la difesa dell’acqua pubblica e gli studenti, fino ai singoli cittadini impegnati nella militanza civica.
Per questo nasce “L’Assemblea Permanente Movimenti Marche”.
Per il diritto al lavoro e al reddito, per politiche energetiche e territoriali alternative, per l’acqua pubblica, per riconquistare la democrazia e valorizzare la partecipazione.
In sintesi per i beni comuni contro la mercificazione della nostra vita.
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Diritto di scelta - Petizione per il rilascio di un titolo di soggiorno ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia

Sono approdati sulle nostre coste durante il conflitto in Libia, per fuggire alle violenze o perché costretti ad imbarcarsi su pericolose carrette dalle milizie di Gheddafi.
Oltre 25.000 richiedenti asilo sono ospitati all'interno del Piano di Accoglienza affidato dal Governo alla Protezione Civile.
Centinaia di enti in tutta Italia, con modalità e standard disomogenei, stanno provvedendo alla loro ospitalità al di fuori del circuito del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Ma ogni sforzo, ogni risorsa messa a disposizione, ogni percorso di inserimento, rischiano di risultare vani senza la garanzia di un futuro, senza la prospettiva di un titolo di soggiorno che permetta loro di scegliere se stare o ripartire, se tornare in Libia o al proprio paese d'origine.
Pur provenendo dalla Libia, sono nati in Somalia, in Eritrea, in Ghana, in Nigeria, nel Mali, nel Ciad, in Sudan, in Costa d'Avorio, in Bangladesh o in Pakistan, per questo rischiano di vedere rigettata la loro domanda d'asilo dalle commissioni territoriali che già stanno procedendo al diniego nella stragrande maggioranza dei casi.
I ricorsi, molto onerosi, non saranno comunque in molti casi sufficienti, così, dopo aver subito la violenza delle torture libiche o la minaccia dei bombardamenti, il destino di migliaia di persone rischia di essere l'irregolarità.

Non possiamo permettere che nelle nostre città, nei quartieri e nelle strade che abitiamo, sia ancora una volta alimentato lo spazio d'ombra della clandestinità, consegnando migliaia di donne e uomini allo sfruttamento o ai circuiti della criminalità.

Per questo, chiediamo l'immediato rilascio di un titolo di soggiorno umanitario attraverso l'istituzione della protezione temporanea (art 20 TU) o le altre forme previste dall'ordinamento giuridico.
Una questione di dignità, di democrazia e di giustizia.

Sottoscrivi la petizione
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IN PIAZZA PER L’ACQUA, I BENI COMUNI E LA DEMOCRAZIA PER L’ACQUA E LA DEMOCRAZIA



Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico. Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attenzione: la legge d’iniziativa popolare è ferma nei cassetti del Parlamento e gli Enti Locali continuano a gestire il servizio idrico come prima. Non solo. Grazie ai diktat della BCE, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art.4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni. Governo e poteri forti resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
L’ACQUA NON E’ UN DEBITO

Cell. 348/3701690 - 347/4701996 - 339/8102187
E-mail: coordinamentoacquamarche@gmail.com Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. Ma i poteri forti ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro, anche attraverso l’art.8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società.
“OBBEDIENZA CIVILE” PER UN’USCITA ALTERNATIVA DALLA CRISI
Vogliamo lanciare la campagna di “Obbedienza civile”, che, obbedendo al voto referendario della maggioranza del popolo italiano, esiga da subito l’eliminazione dalle tariffe della parte relativa ai profitti garantiti. Se ciò non avverrà procederemo all’autoriduzione collettiva delle stesse. Perché i beni comuni e i diritti sociali vengono prima delle banche e dei capitali finanziari. Perché l’unica grande opera che vogliamo è la messa in sicurezza del territorio.
VI ASPETTIAMO TUTTE E TUTTI
Vogliamo che la manifestazione sia il luogo di tutte e di tutti come sempre è stata l’esperienza del movimento per l’acqua: radicale nei contenuti e per la massima inclusione, con modalità condivise, allegre, pacifiche e determinate nelle forme di mobilitazione. Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.
E un futuro diverso per tutte e tutti.
Per informazioni e prenotazioni:
Partenze da:
Jesi (Portavalle): 8.00
Ancona (Piazza D’Armi): 8.30
Civitanova (Casello Autostradale): 9.00
Grottammare (Casello Autostradale): 9.30
Contributo: 15€.
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Rifkin, Spacca e i No rigassificatori…




Ieri lunedì 14 novembre nell’Aula Magna della Facoltà di Inghttp://www.blogger.com/img/blank.gifegneria di Ancona i riflettori erano puntati sulla prolusione di Jeremy Rifkin, l’economista della Terza Rivoluzione Industriale, ricercatore pionieristico delle biotecnologie e della green economy, l’autore de “La fine del lavoro” e “La civiltà dell’Empatia” tra gli altri. Ad accoglierlo, tra i tanti correlatori, doveva esserci il Presidente della Regione Spacca, che ha snobbato l’appuntamento. Presenti invece i “No rigassificatori” che hanno esposto striscioni e bandiere, e preso parola. In effetti la presenza di Spacca, avrebbe stonato con il senso dell’iniziativa...CONTINUA SU FALKATRAZ Continua...

11.11.11 Assemblea ad Ancona

Continuiamo, dopo la manifestazione di Roma, sul percorso iniziato il 6 Ottobre


Il 6 Ottobre ci siamo ritrovati in tanti alla Casa delle Culture di Ancona. Si trattava di promuovere nel migliore dei modi la partecipazione alla manifestazione del 15 a Roma e verificare la disponibilità di dare vita ad un percorso territoriale condiviso e partecipato, fuori dalle etichette diorganizzazione, sulle questioni che la crisi ci impone di affrontare. Quasi tre ore di confronto, tanti interventi, tutti nel rispetto reciproco della varie posizioni e delle culture presenti, hanno portato alla individuazione di
quattro punti su cui lavorare: la difesa del lavoro a partire dalla vertenza dei lavoratori della Fincantieri; il rilancio della mobilitazione contro il rigassificatore di Falconara come paradigma della questione energetica e della necessità di un nuovo modello sociale ed economico; la ripublicizzazione della gestione del servizio idrico per difendere la vittoria referendaria e rilanciarla, guardando alla scelta virtuosa del Comune di Napoli; la lotta alla precarietà come elemento unificante dei vari segmenti lavorativi sempre più spinti nella marginalità e nella povertà diffusa, per il diritto al reddito.
Il 15 a Roma le Marche hanno partecipato con una presenza massiccia, ricca quanto articolata, ad una giornata che ha visto sfilare centinaia di migliaia di persone rappresentative di una moltitudine che in tutto il mondo si sta opponendo alla macelleria sociale delle elite finanziarie e dei governi. Il fatto che gruppi assolutamente minoritari abbiano voluto imporre al corteo
pratiche non condivise e che l’inaccettabile reazione poliziesca ha di fatto reso impossibile raggiungere Piazza San Giovanni, non può in alcun modo cancellare la grandezza della manifestazione romana.
Lo provano i numeri e la qualità delle numerose assemblee che si sono tenute questi giorni anche nelle Marche, dalle quali è emersa la volontà di riprendere le indicazioni individuate il 6 ottobre, la determinazione a riportare nei nostri territori i contenuti espressi il 15 a Roma.
Per questo coloro che hanno promosso l’assemblea del 6, riconvocano un nuovo incontro venerdì 11 novembre alle ore 21.00 Presso la sala della II Circoscrizione di Ancona, in Via Scrima 19 (zona Piano San Lazzaro) per discutere insieme come proseguire nel percorso iniziato. Sempre nel rispetto reciproco, nello spirito con cui in tutto il mondo, da mesi, sta crescendo un nuovo movimento globale..
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Il miracolo dell’acqua partenopea

Dalle parole ai fatti. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, come promesso in campagna elettorale, crea – seguendo il modello di Parigi – la prima azienda in Italia completamente di diritto pubblico che si occuperà della gestione delle risorse idriche. Perchè l'oro blu è un bene comune.

di Antonio Musella, Rete Commons

Ci sono dei giorni in cui ritrovi il senso di ciò che si fa. Ritrovi le risposte ai perché di tante contraddizioni, di sacrifici, della passione messa nelle lotte.
Il 26 ottobre scorso il Consiglio Comunale di Napoli ha approvato la trasformazione dell'azienda delle risorse idriche la ARIN s.p.a. nella A.B.C. Acqua Bene Comune, la prima azienda speciale in Italia completamente di diritto pubblico nell'era post referendum che si occuperà della gestione delle risorse idriche a Napoli.
In tanti, nonostante la pioggia, abbiamo assistito a 6 ore di consiglio comunale, tra interventi, emendamenti e mozioni, per poter festeggiare Napoli come la capitale dell'acqua bene comune.



(28 ottobre 2011).
Tra gli spettatori bagnati anche Alex Zanotelli con un buffo cappello a forma di rubinetto, e poi gli attivisti della Rete Commons, quelli del Comitato Acqua Napoli, Marco Bersani del Forum Acqua Nazionale. Dall'altro lato dei banchi il sindaco De Magistris che con questa delibera realizza un punto del suo programma elettorale. Un punto di programma che insieme al piano alternativo dei rifiuti era stato discusso e concordato con i movimenti cittadini. Movimenti che trovano rappresentanza anche tra i banchi. C'è l'assessore ai beni comuni Alberto Lucarelli, che aveva già redatto con Navarra e Mattei i referendum sull'acqua e che oggi mette la firma sulla delibera che dà vita all'azienda speciale Abc. C'e Pietro Rinaldi, consigliere comunale, che legge in aula il volantino della Rete Commons.

La Abc è un'azienda speciale il cui statuto, approvato nella stessa seduta di consiglio comunale, diventerà senza dubbio un punto di riferimento nel paese. Tra le peculiarità della Abc c'è innanzitutto un Cda che dovrà vedere la partecipazione di due rappresentanti delle associazioni ambientaliste ed un comitato di sorveglianza e controllo esterno alla azienda in cui ci saranno gli esponenti dei comitati che si sono battuti per la ripubblicizzazione dell'acqua, che hanno animato i referendum, insieme a 5 consiglieri comunali. Un comitato che avrà funzioni di controllo ed indirizzo su questioni come le tariffe e la qualità della risorsa. Lo statuto prevede un minimo vitale garantito giornaliero gratuito a tutti e tutte e che il piano programmato dell'azienda debba essere discusso prima con i cittadini, in maniera orizzontale e poi presentato in consiglio comunale.

La Abc prevede anche il Bilancio ecologico, ovvero un piano che valuti l'impatto ambientale delle opere e delle infrastrutture della rete.
Inoltre, la Abc vincola gli utili al reinvestimento per potenziare la rete idrica, oltre a prevedere la partecipazione al Fondo di solidarietà internazionale da destinare a progetti di sostegno all'accesso all'acqua, gestiti attraverso forme di cooperazione decentrata e partecipata dalle comunità locali dei paesi di destinazione senza alcuna finalità lucrativa o interesse privatistico.

Napoli dunque diventa la capitale dell'acqua bene comune. Gli applausi e la soddisfazione nel volto degli attivisti dopo il consiglio comunale fanno il paio con quella di Alberto Lucarelli che ha voluto fortemente questa delibera, approvata solo dopo quattro mesi dall'insediamento della giunta comunale.

Prima di arrivare alla formazione della Abc è stato avviato un processo di studio con il supporto dei principali giuristi della materia, oltre ad un confronto serrato ed approfondito con i comitati territoriali che hanno animato la campagna referendaria. Un metodo, quello che si sta provando a costruire a Napoli, che ci racconta come il governo dal basso dei beni comuni sia non solo un orizzonte di prospettiva ma anche e soprattutto qualcosa che si può cominciare a praticare in quei territori dove la costruzione di alternativa irrompe al centro dell'agenda politica.

Per fare questo c'è bisogno di due fattori fondamentali. Da un lato la maturità e la capacità dei movimenti di cimentarsi in forme di sperimentazione dell'esercizio del governo dal basso, dall'altro un'interlocuzione politica disposta a cedere quote di sovranità. Un tema questo che ci riporta all'altro grande progetto che si sta provando a costruire a Napoli tra movimenti ed istituzioni: le consulte della democrazia partecipata.

Un progetto nato sempre da Alberto Lucarelli che ha visto già dei primi passi importanti nelle assemblee del popolo convocate in estate. Un'architettura che è stata indicata grazie al contributo di tantissime realtà, associazioni, reti, comitati, singoli cittadini che hanno dato vita ad una bozza di regolamento che prevede la costituzione di 14 consulte da cui si dirameranno i tavoli di lavoro che presenteranno le proprie proposte deliberative alla giunta. Una delibera che tra poco dovrà essere oggetto di discussione in giunta comunale per poi arrivare all'approvazione del consiglio. Un processo che vede nell'orizzontalità una caratteristica peculiare nella costruzione del quadro normativo.

Praticare l'alternativa significa provare a fare questo. È evidente che solo con dei movimenti forti, radicati e radicali, che non abdichino mai alla propria autonomia ed al conflitto sociale è possibile costruire esperienze di questo tipo.

Abc... è solo l'inizio di un alfabeto tutto da scrivere..
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GLI OPERAI DELLA FINCANTIERI OCCUPANO IL COMUNE DI ANCONA


Questa mattina circa 250 operai della fincantieri hanno occupato il consiglio comunale del comune di Ancona, la protesta è tutt'ora in atto (13.40). L'assemblea improvvisata dentro palazzo del popolo chiede a gran voce un consiglio comunale aperto che coinvolga tutta la cittadinanza il sindico Grammilano sembra accogliere le richieste. Gli animi sono tesi ma decisi, la fiom rimanda al mittente il piano dell'amminstratore di fincantieri che promette lavoro al cantiere che per primo accetterà gli esuberi (Marchionni docet). Parallelamente viene mantenuto il presidio in occupazione dello stabilimento dorico, tutta la città è stata chiamata ad esprimere solidarietà con gli operai che non meritano di essere lasciati soli. Continua...

Blitz "No rigassificatori" al convegno di Confindustria


Oggi oltre 50 attivisti appartenenti a centri sociali e al coordinamento “No rigassificatori” hanno interrotto e preso la parola nella seduta del primo pomeriggio dell'incontro “Le giornate dell'energia” organizzato da Confindustria Ancona. L'evento si concludeva con il dibattito “Energie rinnovabili: quale futuro?” tra cui compariva come primo relatore l'amministratore delegato di API Nova energia Giancarlo Cogliati, a pochi mesi dall'approvazione del progetto ammazza-rinnovabili del rigassificatore a 13 Km dalla costa del capoluogo e a pochi giorni dall'uscita delle ricette anti crisi “5 punti per salvare l'Italia” del presidente di Confindustria Marcegaglia. Proprio per questo i movimenti promotori della partecipazione dalle Marche alla giornata di indignazione globale del 15 ottobre a Roma hanno inteso portare in quella sede la ricetta contro la crisi avanzata dai movimenti locali e globali.Durante l'irruzione all'interno della sala sono stati esposti due striscioni sul palco “No rigassificatore” e “Per riprenderci il futuro: energie rinnovabili, beni comuni, reddito garantito”.Il blitz degli attivisti si è concluso con una serie di interventi dal palco, che hanno riscosso anche applausi dalla platea e da alcuni imprenditori operanti nel settore delle rinnovabili, che illustravano ciò che in realtà sta realizzando l'Api nel territorio: un impianto rigassificatore che porterà al massimo 20 nuovi occupati e che avrà una ricaduta gravissima sull'ecosistema circostante e su settori produttivi strategici del territorio come quello delle rinnovabili, della pesca e del turismo.


Il movimento “No rigassificatori” dimostra come l'uscita dalla crisi non sia un fatto scontato e unidirezionale come anche a livello più generale i 5 punti di Confindustria sembrano voler imporre ma che altre soluzioni sono possibili e in costruzione e si prendono il diritto di rendersi visibili anche in occasioni come questa:




  • energie rinnovabili e sostenibili in luogo delle fonti fossili, delle megacentrali e dei rigassificatori



  • reddito garantito in difesa della garanzia dei posti di lavoro



  • rifiuto di pagare il debito causato dalla speculazione finanziaria globale



  • difesa del welfare e dei beni comuni dalle privatizzazioni imposte dei servizi pubblici essenziali


Le proteste continueranno nei territori, a Roma il 15 ottobre e oltre.


La crisi facciamola pagare a chi l'ha prodotta!







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GIOVEDI’ 6 ASSEMBLEA REGIONALE VERSO IL 15 OTTOBRE

La crisi che stiamo pagando è doppia: da un lato sottrazione di ingenti risorse dai bilanci pubblici per la ricapitalizzazione delle banche e dall’altro politiche di austerità per risanare il debito pubblico che tale sottrazione produce. Anni di politiche neo-liberiste all’insegna delle privatizzazioni, delle speculazioni finanziarie, della devastazione ambientale lasciano sul terreno una realtà cruda e violenta: ricchezza e privilegi per i guru della finanza e dello sfruttamento globale, miseria senza diritti e senza prospettive per tutti gli altri.L’economia prende in ostaggio la politica e la centralità del potere legislativo cede il passo a quello esecutivo. Lo spostamento della sovranità verso luoghi transnazionali come la BCE trasforma i governi in meri esecutori di decisioni prese in sedi non elette e fuori da ogni controllo democratico. L’introduzione nelle Costituzioni europee dell’obbligo del pareggio di bilancio è una cessione di sovranità di proporzioni storiche con la quale si afferma che al centro del diritto non devono esserci né le persone né i popoli ma i mercati finanziari.

L’Italia dentro questo scenario ha l’aggravante del Governo Berlusconi e di un modello politico-economico che ha fatto della cancellazione dei diritti dei lavoratori e della mercificazione dei corpi il proprio tratto distintivo. Questo non può essere il nostro mondo. I tatticismi del centro-sinistra, con il tentativo di estendere a livello nazionale la sperimentazione marchigiana dell’asse di governo Pd-Udc, ed il chiaro impegno di voler obbedire agli ordini della BCE, non può essere la nostra prospettiva. Il “Manifesto per l’Italia” di Confindustria, già rivolto al successore di Berlusconi, non può essere Il nostro futuro.

Costruire un’alternativa che restituisca diritti, dignità, lavoro, reddito, sovranità è una possibilità concreta ed urgente di cui dobbiamo farci carico in prima persona. A partire dalle Marche dove la crisi, come ovunque, distrugge posti di lavoro, impatta sui territori con opere devastanti per l’ambiente e per la salute dei cittadini, fa aumentare la precarietà tra i giovani provocando uno stato d’emergenza che colpisce anche gli immigrati con politiche dei respingimenti, come dimostra la drammatica quotidianità al Porto di Ancona.

Il 15 ottobre una mobilitazione che si ritrova dietro lo slogan comune “«United for global change», porterà l’indignazione nelle capitali euro-mediterranee e che in Italia si dispiegherà in una grande manifestazione a Roma. Una data fondamentale dalla quale iniziare a costruire un’alternativa politica fondata sui beni comuni, sulla difesa e l’estensione del contratto nazionale di lavoro e dei diritti sanciti dallo Statuto dei lavoratori, su una radicale riforma del welfare a partire dal reddito minimo garantito e dalla difesa dei servizi pubblici locali contro ogni tentativo di privatizzazione. Ma anche una data da cui possa partire una mobilitazione permanente nei singoli territori che sappia dimettere dal basso il Governo Berlusconi.

Il 15 ottobre deve essere qualcosa di più di una manifestazione e qualcosa di più di un giorno: deve essere un percorso che vive nei nostri territori e che giunge al 15 ottobre per oltrepassarlo. Perché vogliamo che il 15 ottobre sia da subito anche l’occasione per una riflessione profonda tra soggetti e soggettività politiche, sindacali e sociali che abbia al centro la problematica della costruzione di un nuovo spazio pubblico che sia motore di mobilitazione, inclusivo e non autosufficiente, ma anche luogo di costruzione dal basso di un’alternativa reale.

Giovedì 6 ottobre alle ore 21 alla Casa delle Culture di Ancona si terrà un’assemblea per preparare al meglio la partecipazione alla manifestazione del 15 a Roma e iniziare a confrontarsi su un percorso di mobilitazione che ci veda protagonisti nei nostri territori.


Promotori

Francesca Alberti, Enza Amici, Alfredo Antomarini, David Bastioli, Paolo Battisti, Margherita Barocci, Oskar Barrile, Nadia Bertini, Marco Bocci, Carlo Brunelli, Danilo Burattini, Janita Biondi, Loris Calcina, Luca Canonici, Giancarlo Centanni, Christofer Ceresi, Gabriella Ciarlatini, Giuseppe Ciarrocchi, Tommaso Cingolani, Evasio Ciocci, Paolo Cognini, Francesco Coltorti, Massimo Corinaldesi, Stefano Crispiani, David Cristofaro, Susanna Ciumelli, Daniele Dubbini, Ilaria Fava, Roberto Frey, Maurizio Foglia, Alessio Giorgetti, Andrea Giorgi, Valentina Giuliodori, Fausto Gullini, Nicola Mancini, Roberto Mancini, Milvia Marzioni, Edoardo Mentrasti, Rossana Montecchiani, Daniele Mori, Ennio Pattarin, Marcello Pesarini, Tiziano Polidori, Giuseppe Postacchini, Pierpaolo Pullini, Fabrizio Recanatesi (Reka), Emanuele Rossi, Cinzia Ruggeri, Sergio Ruggeri, Sergio Sinigaglia, Andrea Spedicato, Emanuele Tartuferi, Valeria Tizzoni, Sergio Zampini..
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15 OTTOBRE TUTTI A ROMA - indignarsi non basta dobbiamo essere protagonisti del nostro destino

La crisi che stiamo pagando è doppia: da un lato sottrazione di ingenti risorse dai bilanci pubblici per la ricapitalizzazione delle banche e dall'altro politiche di austerità per risanare il debito pubblico che tale sottrazione produce. Anni di politiche neo-liberiste all'insegna delle privatizzazioni, delle speculazioni finanziarie, della devastazione ambientale lasciano sul terreno una realtà cruda e violenta: ricchezza e privilegi per i guru della finanza e dello sfruttamento globale, miseria senza diritti e senza prospettive per tutti gli altri.
L'economia prende in ostaggio la politica e la centralità del potere legislativo cede il passo a quello esecutivo.
Lo spostamento della sovranità verso luoghi transnazionali come la BCE trasforma i governi in meri esecutori di decisioni prese in sedi non elette e fuori da ogni controllo democratico. L'introduzione nelle Costituzioni europee dell'obbligo del pareggio di bilancio è una cessione di sovranità di proporzioni storiche con la quale si afferma che al centro del diritto non devono esserci né le persone né i popoli ma i mercati finanziari.
L’Italia dentro questo scenario ha l’aggravante del Governo Berlusconi e di un modello politico-economico che ha fatto della cancellazione dei diritti dei lavoratori e della mercificazione dei corpi il proprio tratto distintivo.
Questo non può essere il nostro mondo. I tatticismi del centro-sinistra, con il tentativo di estendere a livello nazionale la sperimentazione marchigiana dell'asse di governo Pd-Udc, ed il chiaro impegno di voler obbedire agli ordini della BCE, non può essere la nostra prospettiva. Il “Manifesto per l'Italia” di Confindustria, già rivolto al successore di Berlusconi, non può essere Il nostro futuro.
Costruire un'alternativa che restituisca diritti, dignità, lavoro, reddito, sovranità è una possibilità concreta ed urgente di cui dobbiamo farci carico in prima persona. A partire dalle Marche dove la crisi, come ovunque, distrugge posti di lavoro, impatta sui territori con opere devastanti per l’ambiente e per la salute dei cittadini, fa aumentare la precarietà tra i giovani provocando uno stato d’emergenza che colpisce anche gli immigrati con politiche dei respingimenti, come dimostra la drammatica quotidianità al Porto di Ancona.
Il 15 ottobre una mobilitazione che si ritrova dietro lo slogan comune “«United for global change», porterà l’indignazione nelle capitali euro-mediterranee e che in Italia si dispiegherà in una grande manifestazione a Roma.
Una data fondamentale dalla quale iniziare a costruire un’alternativa politica fondata sui beni comuni, sulla difesa e l'estensione del contratto nazionale di lavoro e dei diritti sanciti dallo Statuto dei lavoratori, su una radicale riforma del welfare a partire dal reddito minimo garantito e dalla difesa dei servizi pubblici locali contro ogni tentativo di privatizzazione. Ma anche una data da cui possa partire una mobilitazione permanente nei singoli territori che sappia dimettere dal basso il Governo Berlusconi.
Il 15 ottobre deve essere qualcosa di più di una manifestazione e qualcosa di più di un giorno: deve essere un percorso che vive nei nostri territori e che giunge al 15 ottobre per oltrepassarlo.
Perché vogliamo che il 15 ottobre sia da subito anche l'occasione per una riflessione profonda tra soggetti e soggettività politiche, sindacali e sociali che abbia al centro la problematica della costruzione di un nuovo spazio pubblico che sia motore di mobilitazione, inclusivo e non autosufficiente, ma anche luogo di costruzione dal basso di un'alternativa reale.


Giovedì 6 ottobre alle ore 21 alla Casa delle Culture di Ancona si terrà un’assemblea per preparare al meglio la partecipazione alla manifestazione del 15 a Roma e iniziare a confrontarsi su un percorso di mobilitazione che ci veda protagonisti nei nostri territori.

Promotori
Francesca Alberti, Enza Amici, Alfredo Antomarini, David Bastioli, Paolo Battisti, Margherita Barocci, Oskar Barrile, Nadia Bertini, Marco Bocci, Carlo Brunelli, Danilo Burattini, Janita Biondi, Loris Calcina, Luca Canonici, Giancarlo Centanni, Christofer Ceresi, Gabriella Ciarlatini, Giuseppe Ciarrocchi, Tommaso Cingolani, Evasio Ciocci, Paolo Cognini, Francesco Coltorti, Massimo Corinaldesi, Stefano Crispiani, David Cristofaro, Susanna Ciumelli, Daniele Dubbini, Ilaria Fava, Roberto Frey, Maurizio Foglia, Alessio Giorgetti, Andrea Giorgi, Valentina Giuliodori, Fausto Gullini, Nicola Mancini, Roberto Mancini, Milvia Marzioni, Edoardo Mentrasti, Rossana Montecchiani, Edaniele Mori, Ennio Pattarin, Marcello Pesarini, Tiziano Polidori, Giuseppe Postacchini, Pierpaolo Pullini, Francesco Recanatesi (Reka), Emanuele Rossi, Cinzia Ruggeri, Sergio Ruggeri, Sergio Sinigaglia, Andrea Spedicato, Emanuele Tartuferi, Valeria Tizzoni, Sergio Zampini.




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GIÙ LE MANI DAL REFERENDUM GIÙ LE MANI DALL’ACQUA PUBBLICA FUORI FEDERUTILITY DALLA GESTIONE DELL’ACQUA



Queste le parole e gli slogan che hanno accompagnato la giornata di ieri, questi i motivi per cui come Ambasciata dei Diritti di Ancona insieme al Comitato Referendario 2 si per l’Acqua Bene Comune di Ancona e al Coordinamento Marchigiano dei Movimenti per l’Acqua ci battiamo da anni, da quando è stata presentata nel 2007 la proposta di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato*. L’Ambasciata lavora su diversi temi ambientali, ha ottenuto con altre associazioni cittadine la raccolta differenziata per il Comune di Ancona, lavora e si batte per la riappropriazione degli spazi cittadini e per la valorizzazione della città come bene comune. La battaglia per l’acqua è stata il naturale proseguo di battaglie già avviate sui beni comuni. Ieri ad Ancona, insieme a tutte le anime che hanno partecipato alla manifestazione contro la staffetta organizzata da Federutility, crediamo che si sia costruita una giornata straordinaria in cui è stata riaffermata la sovranità popolare e il tipo di democrazia a cui aspiriamo. L’acqua è una battaglia paradigmatica per tutti i beni comuni. Attraverso questa battaglia abbiamo costruito relazioni, consenso e interrelazioni. Ci siamo confrontati anche duramente con tanti no, siamo stati additati di utopia e di “vivere fuori dalla realtà”. Invece siamo più forti di prima: forti dei 26 milioni di si che abbiamo ottenuto per il referendum e forti dell’idea che abbiamo di democrazia partecipativa e di gestione pubblica dei beni comuni. Questa forza ci deriva anche dai primi esempi che cominciano a realizzarsi in Italia per la ripublicizzazione della gestione dell’acqua: prima dovevamo richiamare Parigi e Berlino per parlare di ripublicizzazione dell’acqua oggi possiamo parlare di Napoli** e speriamo presto anche della Provincia di Ancona. Noi saremo in prima linea come ieri a combattere perché Multiservizi Spa venga trasformata in azienda speciale e che la gestione dell’acqua sia pubblica e partecipata. Grazie a quanti ci hanno sostenuto durante la campagna referendaria e grazie a quanti hanno partecipato ieri.

Lo slogan che ci ha accompagnato in questi anni “Perché si legge acqua e si scrive democrazia” dopo ieri lo urliamo un po’ più forte!

*http://www.acquabenecomune.org/spip.php?rubrique=96

**http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=1115:napoli-lacqua-e-un-bene-comune&catid=144&Itemid=103

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Bloccata la staffetta dell'Acqua


Oggi ad Ancona ad accogliere la steffetta "truffa" dell'Acqua di Federutility c'era il Coordinamento regionale dei Movimenti per l'acqua che ha impedito che la manifestazione si tenesse.

La staffetta faceva seguito all’ingannevole “Festival dell’acqua” conclusosi a Genova lo scorso 10 settembre, voluto dalla stessa Federutility e da quasi tutti i gestori privati dell’acqua del nostro paese. Federutility, dopo essersi apertamente e pubblicamente pronunciata contro i referendum, continua ad affermare che solo i privati sono in grado di sostenere i finanziamenti per gli investimenti nel settore idrico. 27 milioni di italiane/i si sono espressi, al contrario, per la gestione pubblica e partecipativa dell’acqua in quanto bene comune e non sottoponibile alle logiche del profitto. Il Coordinamento ha ribadito agli amministratori locali che devono impegnarsi immediatamente per l’applicazione della volontà popolare, e non finanziare iniziative che nulla hanno a che fare con quanto dichiarato con il referendum.

La Festa dell’acqua e la staffetta sta costando ben 450.000 euro che pagheremo tutti noi attraverso le bollette.

Oltre ad ottenere che Federutility e Multiservizi lasciassero la piazza, il coordinamento al grido di Acqua Pubblica ha impedito che l'inviata di Catterpillar facesse il collegamento radiofonico in diretta bloccando una subdola comunicazione.

Il Coordinamento ha chiesto agli amministratori di iniziare seriamente il percorso della ripublicizzazione dell’acqua senza se e senza Spa e di ridurre le tariffe dell’acqua della quota relativa alla remunerazione del capitale investito di quel 7% abrogato dalla vittoria del secondo quesito referendario.

Il percorso è iniziato con la concessione di un Consiglio Comunale aperto dedicato all'a ripubblicizzazione dell'acqua.

Giù le mani dal Referendum!

Perché si scrive acqua ma si legge democrazia!

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NO ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA CITTA' DI ANCONA

Con il pretesto del congresso eucaristico e della solita visione distorta di “sicurezza”, che si declina solo nella crescente presenza delle forze dell’ordine, vediamo per le strade di Ancona militari in divisa e armati che passeggiano per le bancarelle del centro. Ma è veramente necessaria questa scomoda convivenza? In Italia ci sono 500 mila appartenenti alle forze dell’ordine, il rapporto più alto in Europa tra poliziotti e abitanti. Un numero che evidentemente non è servito e non servirà ad aumentare la percezione della sicurezza.

In realtà il porto di Ancona e il centro della città per essere sicuri hanno bisogno di tornare ad essere vissuti. Tanti commercianti si lamentano che il centro è sempre vuoto e questo genera insicurezza. La soluzione a questo problema è semplice: permettere alle tante persone che si imbarcano dal porto, di poter uscire dallo scalo, di oltrepassare le reti che lo isolano e “invadere” così il centro e i suoi negozi.

Quando venne approvato il piano di security del porto, con reti, controlli ai varchi, telecamere e divieto di accesso, era stato ribadito a più voci come quel sistema fosse necessario e indispensabile per difendere non solo la città, ma anche i posti di lavoro per evitare di incorrere nel declassamento dello scalo e nella conseguenza perdita di vettori e scali merci. Sono passati più di cinque anni dall’istallazione del sistema di sicurezza, costato tantissimi soldi pubblici, e il risultato è stato l’isolamento del porto dalla città nonché l’aumento delle difficoltà per i migranti nell’accedere alle procedure di accoglienza. E’ ancora una volta evidente che quella struttura non ha portato nessun vantaggio ad Ancona e questo rende ancora più inaccettabile la militarizzazione della città con la solita motivazione della sicurezza.

La sicurezza di cui abbiamo bisogno in questo lunghissimo periodo di crisi economica è quella garantita da un reddito certo, da una casa, dal diritto allo studio e dal rispetto dei diritti umani. La sicurezza che chiediamo è quella sui posti di lavoro e quella che ci garantisce il rispetto e la tutela dell’ambiente e del mare.
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ASSEMBLEA NAZIONALE ACQUA BEME COMUNE



L'intervento di Francesca Continua...

Con la Fredom Flotilla, la solidarietà con il popolo palestinese non si ferma!




Molte navi della Freedom Flotilla 2, fra cui l’italiana “Stefano
Chiarini”, sono ormeggiate da diversi giorni, in porti greci, pronte a partire
per portare solidarietà ed aiuti umanitari nella Striscia di Gaza
assediata.
Le autorità greche stanno impedendo la partenza delle navi e hanno arrestato il capitano di una delle imbarcazioni.
Per sostenere la Freedom Flotilla e condannare il governo greco che con il suo comportamento sta di fatto collaborando con l'inumano assedio israeliano della Striscia di Gaza, la "Campagna Palestina
Solidarietà Marche" invita tutti a partecipare alla conferenza stampa che si terrà in ANCONA SABATO 9 LUGLIO, ALLE ORE 12,00, di fronte alla sede della RAI regionale (di fianco all'ingresso del porto).

ISRAELE ESTENDE L'ASSEDIO DI GAZA FINO ALLA GRECIA
MOBILITAZIONE PER FAR PRESSIONE SUL GOVERNO GRECO


FREE GAZA FREE GREECE Continua...

Ancona – No Rigassificatore! Assedio alla regione, interrotto il consiglio


Bandiere No Api e No Tav insieme ai 500 manifestanti che hanno bloccato a ripetizione l'assise regionale

In un'aula di consiglio regionale blindata la giunta di centro sinistra delle Marche ha inscenato una seduta farsa intenzionata a dare il via libera all'impianto di rigassificazione dell'API, un impianto pericolosissimo per l'ambiente e la salute, posto a soli 16 Km dalla Raffineria Api e a soli 13 Km dal porto di Ancona.

Oltre cinquecento persone sono arrivate da tutta la regione per prender parte al presidio convocato dal Coordinamento No Rigassificatori. E' stato chiaro fin da subito che l'intenzione della Regione era quella di impedire il dissenso all'interno dell'assemblea: una gravissima limitazione della libertà di espressione che i manifestanti non hanno accettato. Così mentre solo a pochi veniva concesso di entrare, la maggior parte dei manifestanti, costretta all'esterno, ha aggirato il blocco imposto dalla polizia, rifiutando l'inaccettabile divieto di poter assistere alla discussione.

Momenti di forte tensione quando gli agenti hanno tentato di fermare gli attivisti, bloccando dall'interno la porta di accesso.

Iniziano i lavori del consiglio regionale, ma vengono ripetutamente interrotti da parte dei manifestanti: prima dalla pressione degli attivisti bloccati e dei presenti in aula che richiedono ed ottengono il libero accesso all'aula; poi dall'ingresso dei rappresentanti della Fiom Fincantieri che stanchi di essere strumentalizzati dal Governatore Spacca hanno chiesto garanzie sul lavoro, rispetto dell'ambiente e un'alternativa a un modello di sviluppo insostenibile per il territorio.

Noncurante di ciò, l'assemblea ha tentato di proseguire con la relazione all'aula del presidente Spacca: una pioggia di banconote raffiguranti il cavallo dell'API è caduta sulle teste dei consiglieri regionali, al culmine di una contestazione crescente che ha completamente sovrastato le parole del governatore costringendo all'interruzione dei lavori.

Dopo un'ora e mezzo di sospensione un'assemblea ormai completamente delegittimata ha comunque dato l'assenso alla costruzione del rigassificatore tra assordanti proteste, decine di bandiere No Centrali Api e No Tav.

La costruzione del rigassificatore è una vergognosa operazione finanziaria, slegata dal fabbisogno energetico del territorio, ma volta solamente ad acquisire una posizione dominante sul mercato del gas. A questo banchetto parteciperà anche la Regione Marche con una quota del 30%, sacrificando sia un territorio stanco di essere asservito alle multinazionali dell'energia, sia i lavoratori stessi della raffineria che – con la graduale dismissione della raffinazione – non saranno necessari per il funzionamento del nuovo impianto.

Con l'approvazione del progetto del rigassificatore è stata scritta una pagina nera nella vita democratica della nostra regione. Una decisione che segna la completa esautorazione e sottomissione della politica agli interessi privati di pochi e sancisce la distanza ormai incolmabile tra i bisogni di un territorio e istituzioni ormai incapaci di rappresentarlo.

Ma quella di oggi è stata anche una straordinaria giornata di mobilitazione, dove la grande partecipazione e la determinazione dei cittadini sta a dimostrare come l'esito di questa vicenda non si concluderà con questo voto farsa.

Sta a dimostrare che la battaglia per i beni comuni, dalla Val Susa alle Marche, non è finita.

Sta a dimostrare come le popolazioni non accettino oltre decisioni calate sopra le loro teste, ma desiderino riappropriarsi del diritto a scegliere sul futuro del proprio territorio.

"Perchè il tempo delle imposizioni autoritarie è finito, la democrazia ce la riprendiamo dal basso"

Ambasciata dei Diritti
Associazione Ya Basta!
Centri Sociali delle Marche
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NO AL RIGASSIFICATORE- dalla seduta del 06 luglio in Regione

Oltre mille persone stanno manifestando in questo momento sotto la Regione Marche per dire con forza e determinazione NO al RIGASSIFICATORE API.

Sono presenti anche i lavoratori Api giunti nel capoluogo con pulman organizzati dalla stessa raffineria, la quale ancora una volta utilizza l’arma del lavoro per puri interessi economici giocando con il destino e il futuro della povera gente.

In tutta questa vicenda un ruolo determinante è certamente quello del presidente Spacca che oltre a comprare pagine intere di giornali ha inviato a tutti i consiglieri e rappresentanti politici, lettere in appoggio al progetto della Raffineria.

Ma tutto questo non è certo servito a fermare la determinazione degli oltre mille cittadini contrari al rigassificatore che poco dopo l’inizio del consiglio regionale hanno lanciato in aula mazzette di soldi con il simbolo dell’API questo a dimostrazione di quanto siano forti gli interessi economici e di quanto sia stata meschina e speculatoria tutta l’operazione.

In Regione sono giunti in corteo anche i lavoratori della Fiom che hanno posticipato il loro martedì della collera per sostenere questa battaglia a difesa dei beni comuni e ribadire ancora una volta la contrarietà al RIGASSIFICATORE.

Al momento il consiglio è stato sospeso e probabilmente la giunta regionale riceverà una delegazione ma la giornata è ancora lunga e questa volta nessuno è disposto ad accettare decisioni e imposizioni calate dall’alto ch sono a discapito del territorio, della salute e del nostro futuro.

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APPELLO ALLA RIFLESSIONE E ALLA RESPONSABILITA’ PERSONALE DEI CONSIGLIERI REGIONALI RISPETTO AL MANDATO ELETTORALE CONFERITO DAGLI ELETTORI

Rigassificatore API Nòva Energia Ancona–Falconara:
Governo significa Responsabilità.


Non possiamo non esternare la nostra più totale delusione e contestazione della bozza di Accordo tra Regione Marche e API sul Rigassificatore offshore a largo di Falconara paventata dalla Giunta Regionale, perchè non soddisfa i requisiti di una proposta tesa alla “bonifica, riqualificazione e riconversione produttiva del sito che riduca gli attuali impatti ambientali e garantisca la sicurezza sul lavoro e sulla salute, unitariamente alla salvaguardia dei posti di lavoro e dell’interesse collettivo“. La giudichiamo generica e pressapochista, infarcita di promesse, ipotesi e priva di certezze, manifestamente improvvisata e autoreferenziale ad un accordo che sembra già scritto, incapace di tutelare il bene comune. La riteniamo deficitaria infine nell'assolvere al mandato esplicitato con la mozione votata in Consiglio Regionale il 17 maggio scorso, specie nella “necessità di allargare l’orizzonte della riflessione dal rigassificatore all’intero impianto industriale di Falconara e agli interventi in campo energetico su tutto il territorio regionale”. Non solo, si espelle momentaneamente dal dibattito la megacentrale turbogas da 520 MW. Infine sembra sempre più esplicito come la Regione si arrenda ad un autentico “ricatto”, all'uso strumentale delle paure indotte da una crisi generalizzata, alla minaccia di una paventata fuga all'estero e abbandono di una “cattedrale nel deserto”, che agita lo spettro della crisi ambientale e occupazionale.
SICUREZZA:
Nel codice di regolamentazione standard per la localizzazione di terminali GasNaturaleLiquefatto, la SIGTTO (Society of International Gas Tanker & Terminal Operators Ltd) prescrive testualmente:
al punto 1) "Non esiste probabilità accettabile in caso di rilascio catastrofico di GNL"
al punto 2) "I terminali GNL devono essere posizionati in modo che i vapori di GNL conseguenti ad un rilascio non possano coinvolgere popolazioni civili". La presenza della Nave Rigassificatrice coinvolge le popolazioni costiere nei rischi per l’incolumità e la salute, in special modo la città di Ancona a 13 km, (16 km Falconara). Le navi metaniere per arrivare alla piattaforma di scarico incroceranno tutti i corridoi di navigazione delle navi da e per il porto di Ancona. La collisione in mare, il concorso di circostanze sfortunate, l’errore umano, oppure un atto predeterminato (attentato terroristico) rimangono eventi plausibili, ed è per questo che gli organismi competenti in materia di installazioni di terminali marittimi raccomandano di situare questo genere di installazioni assolutamente lontano dalla popolazione. Anche se il rischio di perdere un serbatoio o l’intera metaniera (affondamento) è "estremamente basso", non si possono non effettuare le necessarie valutazioni delle conseguenze in caso di accadimento: esso è un atteggiamento assolutamente ingiustificabile. Affinché un attività industriale sia accettabile, è necessario bilanciare i rischi di eventuali incidenti con le conseguenze che ne derivano, specialmente quando le conseguenze sono severe.
Per queste ragioni è indispensabile che gli scenari di rilascio severo siano valutati!
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INCONTRO IN REGIONE

Dall'incontro avuto ieri con i rappresentanti della giunta regionale (presenti l'Assessore all'ambiente Donati, quello all'occupazione Lucchetti, e alle attività produttive Giannini, insieme al dirigente del servizio ambiente Minetti e al direttore di gabinetto Becchetti e altri tecnici e funzionari) è apparso evidente come l'assenso alla costruzione del rigassificatore sia una decisione già stata presa senza tenere minimamente in conto la volontà dei territori.

L'intenzione della regione di entrare in partnership con l'API, azienda che ha costantemente disatteso gli impegni presi in passato con la regione a cominciare da quelli del 2001 relativi al rinnovo della concessione per la raffineria la quale ha chiesto alla stessa regione un risarcimento di 160 milioni di euro per aver impedito la costruzione della centrale IGCC da 580 MW non per motivi ideologici ma perchè non prevista dal PEAR, ha il sapore di un cedimento ad un ricatto.

Non si è voluto tenere conto del fatto che il rigassificatore porterà al massimo 25 nuovi occupati ad avrà una ricaduta sul territorio che penalizzerà sicuramente settori economici come quello della pesca e del turismo.

E' stato inoltre citato dall'assesore Lucchetti uno studio dell'ARPAM commissionato dalla regione appena un mese fa, in base al quale l'incidenza di tumori a Falconara è paragonabile a quella di altri siti industriali , non citando invece lo Studio Epidemiologico dell'Istituto Nazionale Tumori, ben più approfondito ed in corso da qualche anno, che rileva invece un'incidenza ben maggiore della media con particolare riferimento ai tumori emolinfopoietici.

Invitiamo tutti a partecipare alla manifestazione che si terrà domani 25 giugno alle 18 a p.zza Roma ad Ancona e non dimentichiamoci che questi signori che oggi danno l'ok al rigassificatore sono gli stessi, Spacca in testa, che in campagna elettorale facevano promesse esattamente di segno contrario!

Ora tocca alle associazioni e alle espressioni della cittadinanza attiva, ai comitati e ai centri sociali, ai Sindaci e ai partiti ancora in grado di rapportarsi col mondo reale, ai giovani in lotta per il futuro, ai lavoratori "indisponibili" come ai precari dei tanti indotti non garantiti, ai nuovi ecologisti e ai produttori di green economy, alle persone in carne ed ossa che la crisi la vivono e la combattono quotidianamente e tutti i giorni.

Riprendiamoci il futuro!


AMBASCIATA DEI DIRITTI
ambasciata@glomeda.org
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NO RIGASSIFICATORE: DIFENDIAMO IL MARE BENE COMUNE

NO RIGASSIFICATORE: DIFENDIAMO IL MARE BENE COMUNE
Manifestazione ad Ancona sabato 25 giugno ore 18 piazza Roma

La vittoria di massa dei referendum ha aperto un nuovo periodo progettuale: i cittadini si interessano in prima persona ai beni comuni, alle questioni ecologiche ed energetiche, a partire dal rifiuto dell'opzione nucleare. Negli ultimi mesi a livello provinciale, attorno a questi tre argomenti sono stati organizzati tantissimi incontri che hanno toccato anche la questione del rigassificatore di Falconara.
Durante gli incontri pubblici comitati ed associazioni, ecologiste e ambientaliste, e la rete dei centri sociali marchigiani, hanno proposto un progetto nuovo per l’area di Falconara che partendo dal no al rigassificatore Api, apre le porte alla produzione di energia alternativa proprio in quella zona della nostra costa martoriata dalla impianti di raffinazione e dalla centrale IGC.
Mentre il Piano Energetico Ambientale Regionale incentiva energie rinnovabili, risparmio energetico e generazione distribuita nei distretti industriali l'API ripropone, da cinque anni, grandi impianti concentrati e inquinanti legati all'uso di fonti fossili, che ci mantengono dipendenti dal mercato globale e dalle sue fluttuazioni finanziarie. Contro lo spettro della crisi dei posti di lavoro la soluzione non è un accordo per il mantenimento di 400 posti di lavoro per 10 anni, ma il sostegno ai posti di lavoro creati dal mercato delle rinnovabili, uno dei pochi settori produttivi in cui anche l'Italia eccelle in Europa, e che non risente della crisi attuale.
Per dire che il territorio e l’intera costa è contraria all’autorizzazione di impianti di rigassificazione, quella rete di promozione dal basso, distribuita, democratica e territoriale che si è attivata per i referendum oggi è impegnata nella manifestazione che si terrà sabato 25 giugno ad Ancona dalle ore 18,00 in piazza Roma.
Anche in questo caso i media non stanno dando spazio alle tante iniziative di protesta che sono state realizzate in questi giorni, ma i promotori hanno dalla loro parte l’arma della rete e dei dispositivi di social networking.
Quello che stiamo portando avanti è un percorso sul “fare comune”, d'iniziativa politica che deve rimanere baricentrica al basso dove i movimenti hanno la paternità di questo nuovo inizio.

AMBASCIATA DEI DIRITTI
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