ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

Uniti per chiedere casa, reddito e lavoro

28 / 2 / 2011

Questa mattina alla manifestazione indetta dal “Comitato contro la crisi: casa, lavoro, famiglia” lavoratori italiani e migranti hanno scelto di stare insieme, uniti dalla consapevolezza che il razzismo istituzionalizzato, le politiche di esclusione, lo sfruttamento del lavoro, le violazioni dei diritti sono tasselli di un’unica strategia repressiva che, colpisce tutti precarizzando ogni vita.

Durante le due ore di presidio, una delegazione del Comitato ha partecipato alla riunione della consulta per la casa del Comune di Ancona per far capire ai partecipanti al tavolo che la situazione è sempre più disperata, che tantissime famiglie non riescono più a pagare affitto e bollette, che è sempre più difficile fare la spesa e tanti hanno paura di perdere i figli perché con la mancanza del lavoro i servizi sociali possono portarli via.

Anche questa volta nessuna risposta concreta da parte del Comune, incapace di trovare una soluzione che possa venire incontro alle esigenze delle famiglie dei migranti: non ci sono case private disponibili, non ci sono fondi per la ristrutturazione delle abitazioni sfitte e nemmeno per fare i lavori di manutenzione nelle case popolari. Il motivo ancora una volta è economico, si guardano i numeri invece che le persone in faccia.

Non ci si è resi conto che il clima è cambiato, che gli immigrati ora chiedono con forza e tutti uniti, un reddito minino per sopravvivere, dato che il lavoro non c’è. Chiedono di modificare la legge sull’immigrazione, di svincolare il rinnovo del permesso di soggiorno dal contratto di lavoro e dalla casa.Tanti proprio sotto il ricatto del rinnovo del permesso di soggiorno, hanno continuato a lavorare gratis per mesi pur di mantenere un contratto.
Altri chiedono il riconoscimento dei contributi che hanno versato per anni all’INPS perché invece che vivere per strada, preferiscono tornare nel Paese di origine con i soldi che hanno pagato per i contributi.

Tutti chiedono di essere riconosciuti come cittadini di Ancona.

I migranti hanno raccontato storie personali, non più storie di fuga dai paesi di origine, ma storie italiane. Storie di persone arrivate nelle Marche e ad Ancona da più di venti anni, che non riescono più a pagare l’affitto, che ricevono solleciti di pagamenti per le bollette di acqua luce e gas, persone che non si accontentano della spesa offerta dai servizi sociali, storie di sacrifici fatti con il sogno di mettere su famiglia.

Il Comitato non è rimasto assolutamente soddisfatto dall’andamento dell’incontro di questa mattina e si riunirà mercoledì 2 marzo alle 21,00 presso la sede dell’Ambasciata dei Diritti di Ancona (via Urbino 18) per decidere le prossime iniziative.


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AI PRECARI DELLA CASA, AI PRECARI DEL LAVORO,

ALLE FAMIGLIE DISAGIATE E MAL ALLOGGIATE

TUTTI SIETE INVITATI A PARTECIPARE

ANCONA LUNEDI’ 28 FEBBRAIO 2011

ORE 10,00 in Piazza XXIV Maggio di fronte al Comune

MANIFESTAZIONE

CONTRO LA CRISI

italiani e migranti insieme per

CASA - LAVORO

E FAMIGLIA

INIZIATIVA PUBBLICA PROMOSSA DA CITTADINI MIGRANTI ED ITALIANI

PER CHIEDERE:

UN IMPEGNO A RIDURRE GLI SPRECHI E LE INDENNITA’ DI CARICA

PER DARE:

UN REDDITO MINIMO GARANTITO

PIU’ ATTENZIONE AL DIRITTO ALLA CASA

PIU’ RISORSE PER IL DIRITTO AL LAVORO

PIU’ RISPETTO PER L’UNITA’ DEI NUCLEI FAMILIARI

PER UN ITALIA IN CUI IL FORTE AIUTI IL DEBOLE:

· COSTRUIRE PIU’ ALLOGGI A CANONE SOCIALE PER L’EMERGENZA ABITATIVA

· INCENTIVARE L’USO DEI BUONI LAVORO PER LE ATTIVITA’ SOCIALMENTE UTILI

· NO AGLI SFRATTI ESECUTIVI SENZA PASSAGGIO GARANTITO DA CASA A CASA

Ci rivolgiamo al Sindaco di Ancona, agli amministratori, ai Partiti, ai Sindacati ed a tutte le Associazioni. Siamo onesti cittadini italiani e stranieri, precari della casa e del lavoro che Vi chiedono di essere aiutati. Questa crisi economica, feroce e spietata, porta i soggetti deboli sempre di più verso povertà e degrado. La volontà Politica ha la possibilità di porre rimedio alle piccole e grandi ingiustizie sociali di ogni giorno.

Vi chiediamo una forte presa di posizione a favore di quei provvedimenti che ci possano aiutare a vivere. La CASA ed il LAVORO sono le nostre PRIORITA’, vogliate aiutarci a mantenere unite le nostre FAMIGLIE.

Comitato “Contro la crisi per Casa, Lavoro e Famiglia”

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NASCE IL COMITATO CONTRO LA CRISI

A volte la storia non rispetta le date, altre volte per cause misteriose gli appuntamenti si sovrappongono come se spinti da un fluido magico e imprevedibile.

Mentre eravamo impegnati a organizzare il primo marzo ad Ancona un moto spontaneo è nato dal basso, dai migranti e dagli anconetani precari.
Mercoledì 23 febbraio presso la sede dell’ambasciata dei diritti si sono riunite diverse soggettività tra cui decine di migranti, alcuni provenienti dai paesi del Nord Africa in fibrillazione, altri da terre lontanissime, ma tutti accomunati da una forte disperazione.

La crisi ci ha travolto, i migranti sono rimasti in silenzio a lungo finché hanno potuto, ora la misura è colma, il lavoro non c’è più o è fortemente precario, i risparmi sono finiti, non ci sono più soldi per pagare gli affitti o i mutui, non ci sono più risorse per dare una vita dignitosa ai nostri figli senza avere il terrore che possano essere allontanati dalla famiglia.

Non chiediamo carità ma dignità. Una dignità che passa attraverso i diritti sociali:

IL DIRITTO ALL’ABITARE;

IL DIRITTO AD AVERE UN REDDITO MINIMO GARANTITO;
IL DIRITTO AD AVERE LA PROPRIA FAMIGLIA UNITA;
IL DIRITTO AD ESSERE ASCOLTATI.

Per tutto questo, per rispetto a questo motto spontaneo dal basso il nostro I MARZO si anticipa di un giorno e inizia il 28 FEBBRAIO 2011.


ANCONA, LUNEDI’ 28 FEBBRAIO 2011

ORE 10.00 DAVANTI AL COMUNE DI ANCONA (P.zza XXIV maggio)
MANIFESTAZIONE DI MIGRANTI E ANCONETANI
INSIEME PER CASA,LAVORO E FAMIGLIA.

COMITATO CONTRO LA CRISI CASA LAVORO FAMIGLIA
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ACCORPIAMO I REFERENDUM CON LE AMMINISTRATIVE

FIRMIAMO E FACCIAMO FIRMARE ON LINE PER ACCORPARE I REFERENDUM CON LE AMMINISTRATIVE.
Chiediamo al Governo e alle forze politiche e istituzionali l'accorpamento della data del referendum con quello delle prossime elezioni amministrative.
Sottoscrivi per l'accorpamento.

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Appello e sconcerto per la vergogna dell'infanzia violata ai porti italiani

A Patrasso la situazione è drammatica! Decine e decine di minori soli e in fuga dall'Afganistan vivono per strada, senza alcun tipo di tutela, senza nessuna assistenza, senza che alcuna istituzione se ne curi, braccati e scacciati dalla polizia, e spesso picchiati.

La Comunità Papa Giovanni XXIII a seguito di un viaggio che ci ha visto condividere per alcuni giorni la vita dei profughi e dei rifugiati afgani a Patrasso in Grecia denuncia con profondo sdegno alla stampa e a tutte le istituzioni politiche nazionali ed europee la gravissima ed inaccettabile situazione dei profughi e richiedenti asilo ed in particolare la situazione dei bambini e ragazzini, minori non accompagnati.

A Patrasso la situazione è drammatica! Decine e decine di minori soli e in fuga dall'Afganistan vivono per strada, senza alcun tipo di tutela, senza nessuna assistenza, senza che alcuna istituzione se ne curi, braccati e scacciati dalla polizia, e spesso picchiati. Le loro esperienze di questa vita clandestina e bestiale sono raccapriccianti: molti arrivano con le navi in Italia aggrappati ai camion ma scoperti ai controlli sono respinti indietro senza poter dire o far nulla; c'è chi è già al 3° 4° respingimento.

La periferia pullula di alloggi di fortuna, nelle baracche di stracci, legni e plastica, nei vecchi vagoni ferroviari e nei parchi pubblici. Nella zona del porto tutte le sere si ammucchiano migliaia di giovani e minorenni afghani, tutti a sfidare la polizia in assetto di guerra, attaccati alle cancellate del porto-blindato per gli immigrati- all'inseguimento di un sogno che prima o poi, quando Dio vorrà , si avvererà: iniziare una vita normale in un paese normale senza guerre e persecuzioni.

E' intollerabile e sconvolgente che nel cuore dell'Europa si consumino alla luce del sole e nella normalità e nell'indifferenza più totale delle istituzioni queste tragedie umane di bimbi e ragazzini! L'Italia accolga i minori ai porti e ponga fine all' indegnità di questi respingimenti odiosi!

Nell'Europa degli Stati firmatari della Convenzione dei diritti dell'Infanzia (UN 1989), del Trattato sull'Unione Europea, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, della Risoluzione Consiglio D'Europa 26.06.1997 e delle Direttive 2001/55/CE e 2003/9/CE e delle specifiche Raccomandazioni del Consiglio d'Europa ( n.1703/2005 -e CM/ Rec(2007)9 ) per la protezione e assistenza dei minori migranti non accompagnati, è inconcepibile assistere, vedere adulti e bambini che cercano protezione dalla guerra e dalla persecuzione trattati come animali fastidiosi da vessare scacciare e braccare, costretti ad afferrare una speranza di vita agganciati sotto il motore di un tir!

Facciamo appello alle autorità italiane ad ogni istituzione, nazionale ed europea, e a tutta la società civile affinchè cessi la vergogna di questa infanzia violata, si garantisca a questi minori la possibilità di chiedere asilo ai porti di arrivo in Italia cessando la pratica odiosa, silenziosa e massiccia dei respingimenti sulle navi e affinchè questi ragazzini vengano al più presto dignitosamente assistiti e protetti!

Rete supporto Afgani

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Lettera aperta ai lavoratori dell'API

All'indomani dello sciopero del 28 gennaio scorso e delle dichiarazioni di alcuni esponenti sindacali della raffineria API, sentiamo la necessità di prendere parte al dibattito che ne è scaturito, da falconaresi e abitanti di questo territorio denominato AERCA, da giovani lavoratori, per lo più precari, ricercatori e studenti “senza futuro”, da attivi partecipanti alle mobilitazioni che in questi mesi stanno scuotendo questo assopito Paese, non ultime le Marche.

Rivolgiamo questo appello, con rispetto, ai lavoratori e alle RSU dell'API,

dicendoci da subito disponibili a sostenere le legittime rivendicazioni di difesa

dei posti di lavoro nel loro comparto.

Venerdì scorso è stata una lunga giornata di lotta e democrazia:

abbiamo abitato i picchetti notturni davanti alle fabbriche jesine insieme alla FIOM, abbiamo assistito ad un corteo anconitano di migliaia di persone, colorato e variegato, la cui partecipazione eccedeva la natura stessa di sciopero di categoria; metalmeccanici da tutta la Regione (con percentuali di adesione alla sciopero che superano di molto la consistenza del sindacato di categoria che lo ha promosso...), precari, lavoratori della formazione, studenti, semplici cittadini, hanno percorso le principali vie del centro del capoluogo marchigiano ed hanno bloccato, insieme, gli accessi al Porto per l'intera mattinata.

Una risposta unitaria alla crisi, in linea con quanto successo nel resto del Paese, che non può che renderci un po' più ottimisti sul fatto che qualcosa possa ancora cambiare, che gli esiti di questa crisi generale e di sistema non siano poi così scontati, che c'è tanta voglia di partecipazione e discussione che non riesce a trovare espressione nei canali usuali e istituzionali della politica, e che costituisce la vera grande novità, e una possibile alternativa a questi tempi bui.

Gran parte del merito di questo risveglio va riconosciuto a quanto successo a Mirafiori, una storia che, se nel merito centra poco con la vicenda API, invece nel metodo ha per molti versi parecchie analogie.

Certo l'industria dell'auto e la chimica, la catena di montaggio e la raffinazione sono questioni diverse.

Certo forse qui manca l'arroganza di un Marchionne nel conculcare i diritti del lavoro (allo sciopero, alla rappresentanza democratica, alle pause lavorative, alla non obbligatorietà degli straordinari...) e nel colpevolizzare i lavoratori stessi quasi che fossero i responsabili della crisi aziendale e della loro stessa cassa integrazione, benchè l'esemplarità della vicenda FIAT sembra già promettere una radicale e generalizzata trasformazione delle relazioni industriali da cui nessun settore potrà dirsi esente...

Ma quello che ci pare simile è appunto uno stesso metodo, un modo di fare che si vuole imporre, quello del prendere o lasciare, quello del “ricatto”.

Come se ci fosse un solo modo di fare impresa, una verità assoluta che mal sopporta il confronto, non tollera mediazioni, che dall'alto del suo potere di investimento, dei suoi soldi, sbattuti in faccia a chi non ne ha e ne ha bisogno, si arroga il diritto di decidere per tutti, e sopra ogni cosa.

Come Marchionne può permettersi di ribaltare un cinquantennio di diritto costituzionale e del lavoro, così l'API, nel suo “piccolo”, da oltre cinque anni continua a non ottemperare e tentare di smantellare il piano energetico regionale, ostinandosi nel riproporre piani industriali in evidente antitesi con quegli indirizzi e fuori dalle regole.

Quasi che, proprio come Marchionne, la dirigenza API pretenda un “accordo separato”, credendosi in diritto di poter fare quanto agli altri comuni mortali non è permesso.

E come corollario a questa politica del ricatto, si usano le “proprie” fabbriche come caserme, in uno scontro per la competizione totale contro chi costituisce il fuori, il nemico da vincere. Un ricatto che ricade tanto sui lavoratori quanto su un intero territorio, che ha già deciso di cambiare.

Semplicemente ci chiediamo quante energie, risorse, opportunità, e posti di lavoro sono andati sprecati in questi anni di muro contro muro e perchè i vertici aziendali dell'API si ostinino nel non prendere in considerazione le possibili alternative già da tempo percorribili.

Mentre il PEAR incentiva energie rinnovabili, risparmio energetico e generazione distribuita nei distretti industriali (e dati alla mano con un riscontro oggettivamente positivo in appena cinque anni di applicazione), l'API ripropone, da cinque anni, grandi impianti concentrati e inquinanti legati all'uso di fonti fossili, che ci mantengono dipendenti dal mercato globale e dalle sue fluttuazioni finanziarie.

Non bastano, a seppellire questa semplice evidenza, interpretazioni ideologiche e faziose come quelle che confondono una “riconversione” in “polo energetico ambientalmente avanzato” con la costruzione di una megacentrale da 580 MW oltre alla già esistente e alla raffineria, o la produzione di “energia pulita”con i processi di combustione a ciclo combinato di gas metano e derivati dei processi di raffinazione.

Non basta agitare lo spettro della crisi dei posti di lavoro, senza riconoscere che allo stato attuale una centrale elettrica, come un rigassificatore off-shore, necessitano di scarsa manodopera e non possono competere con i posti di lavoro creati dal mercato delle rinnovabili, uno dei pochi settori produttivi in cui anche l'Italia eccelle in Europa, e che non risente della crisi attuale.

Nè possiamo non segnalare come l'API, che pure altrove investe in questo settore, abbia deciso di sacrificare questo territorio, e i suoi lavoratori, in operazioni più rischiose, meno innovative e probabilmente anche più costose.

La curiosa interpretazione di alcuni, in voga in questi giorni, ossia che le megacentrali andrebbero a sostituire e riconvertire la dismissione della raffineria, non ci risulta sia sostenuta in nessun documento ufficiale, e se così fosse, ci permettiamo di osservare che probabilmente i posti di lavoro garantiti sarebbero anche inferiori agli attuali.

Questi i fatti che abbiamo maturato in anni di attenzione sulla vicenda. Sui quali siamo disponibili con chiunque a confrontarci e, non avendo nessuna bandierina della politica da difendere, eventualmente riconsiderare.

Certo possiamo solo immaginare quanto sia difficile oggi lavorare in raffineria, sotto il ricatto della paura per le condizioni di sicurezza, per la continuità del reddito, per il mantenimento del posto di lavoro. Ci vuole coraggio nel mettere in discussione un piano industriale verso cui i vertici aziendali non offrono alcuna alternativa.

Ci vorrebbe quel coraggio che nasce dalla consapevolezza di non essere soli.

Quel coraggio che è possibile, come dimostrano i lavoratori di Mirafiori, e tutti quelli che qui ed ora, hanno deciso di provarci a non dargliela vinta.

La forza di quella resistenza al ricatto, crediamo, sia stata quella di difendere il posto di lavoro, senza barattarlo con la sua dignità e con i diritti che in decenni di lotte questo Paese si è conquistato; quella di eccepire che il lavoratore, come il sindacato, è parte dell'azienda non solo quando con il proprio salario differito nei fondi privati consente a Marchionne di continuare a giocare in Borsa e nell'alta finanza, ma anche quando si permette di discutere del come e del cosa produrre: ha senso produrre a Mirafiori Suv per miliardari americani in tempi di crisi e mentre gli USA stessi scommettono sull'auto elettrica per il 2015?

L'esemplarità di quel coraggio, di quella resistenza al ricatto ha permesso a molti di identificarsi e rispecchiarsi in quella vicenda particolare, ma che sapeva parlare a tutti.

Ha permesso ciò che fino a prima sembrava impossibile: che operai della grande industria e semplici cittadini, che insegnanti e studenti, che lavoratori dipendenti “garantiti” e precari, potessero ritrovarsi insieme, uniti contro la crisi.

Questo seme sta oggi germogliando e riproducendosi, contro il ricatto di chi vorrebbe imporre sacrifici e austerità a chi già la crisi la paga da un pezzo.

Tutti insieme, uniti, dovremo trovare il modo di parlarci, di saper trovare il comune oltre le differenze, di mettere in discussione questo pensiero unico che sottende la questione API e ci tiene tutti divisi e più deboli.

Dovremo trovare il modo di coltivare quel seme anche a Falconara, nella coscienza che l'incomunicabilità che separa chi sta fuori e chi sta dentro il petrolchimico è la sola arma che continua a far ingrassare chi sta sopra gli uni e gli altri.

Tutti uniti contro la crisi!

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Acqua Bene Comune - Conferenza stampa Nazionale

Domani mattina, dalle 11.30, si svolgerà la conferenza stampa nazionale. Per chi volesse ci sarà la possibilità di seguirla via streaming sul sito www.acquabenecomune.org.
Mercoledì 2 febbraio, alle ore 11.30 il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune incontrerà i giornalisti per spiegare le fasi e le iniziative che metterà in campo di qui al voto. Verrà presentato il logo della campagna referendaria, scelto attraverso un sondaggio on-line a cui hanno partecipato migliaia di cittadini. Sarà illustrato il calendario delle iniziative, tra cui il Festival dell'acqua di San Remo, programmato nella città ligure negli stessi giorni del Festival della Canzone Italiana, e la Manifestazione Nazionale del 26 marzo a Roma.
Verranno spiegate le modalità della campagna di autofinanziamento che prevede, tra l'altro, la restituzione di quanto sottoscritto dai cittadini una volta ricevuto il rimborso elettorale. Nel fine settimana del 5-6 febbraio sono previste due giornate di mobilitazione nazionale dedicate proprio all'autofinanziamento.
Saranno inoltre illustrate le richieste avanzate al Governo per un provvedimento di moratoria sulle norme che privatizzano i servizi idrici fino al voto referendario e per l'accorpamento della data del voto a quella delle elezioni amministrative della prossima primavera
Global Project renderà possibile il tutto.

Segreteria operativa
del comitato referendario 2 SI per l'acqua bene comune
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La COOP non ci ascolta. Diciamoglielo più forte!

Cara COOP: No al sostegno della colonizzazione dei territori palestinesi

sono oltre 1200 le persone che hanno scritto alla COOP finora
Se non avete ancora inviato un messaggio, potete farlo con un clic dal sito di
stopagrexcoitalia
Coalizione italiana Stop Agrexco chiede a tutte/i di dare una mano per aumentare il numero e inondare la COOP, facendo girare il messaggio,
http://www.stopagrexcoitalia.org/iniziative/online/213-mail-coop.html Continua...