ORARI DI APERTURA

Lo sportello legale dell'Ambasciata dei Diritti e l'osservatorio contro le discriminazioni sono in via Urbino, 18 - Ancona. Per appuntamenti o informazioni potete conotattarci scrivendo a ambasciata@glomeda.org

Diritto di scelta - Petizione per il rilascio di un titolo di soggiorno ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia

Sono approdati sulle nostre coste durante il conflitto in Libia, per fuggire alle violenze o perché costretti ad imbarcarsi su pericolose carrette dalle milizie di Gheddafi.
Oltre 25.000 richiedenti asilo sono ospitati all'interno del Piano di Accoglienza affidato dal Governo alla Protezione Civile.
Centinaia di enti in tutta Italia, con modalità e standard disomogenei, stanno provvedendo alla loro ospitalità al di fuori del circuito del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Ma ogni sforzo, ogni risorsa messa a disposizione, ogni percorso di inserimento, rischiano di risultare vani senza la garanzia di un futuro, senza la prospettiva di un titolo di soggiorno che permetta loro di scegliere se stare o ripartire, se tornare in Libia o al proprio paese d'origine.
Pur provenendo dalla Libia, sono nati in Somalia, in Eritrea, in Ghana, in Nigeria, nel Mali, nel Ciad, in Sudan, in Costa d'Avorio, in Bangladesh o in Pakistan, per questo rischiano di vedere rigettata la loro domanda d'asilo dalle commissioni territoriali che già stanno procedendo al diniego nella stragrande maggioranza dei casi.
I ricorsi, molto onerosi, non saranno comunque in molti casi sufficienti, così, dopo aver subito la violenza delle torture libiche o la minaccia dei bombardamenti, il destino di migliaia di persone rischia di essere l'irregolarità.

Non possiamo permettere che nelle nostre città, nei quartieri e nelle strade che abitiamo, sia ancora una volta alimentato lo spazio d'ombra della clandestinità, consegnando migliaia di donne e uomini allo sfruttamento o ai circuiti della criminalità.

Per questo, chiediamo l'immediato rilascio di un titolo di soggiorno umanitario attraverso l'istituzione della protezione temporanea (art 20 TU) o le altre forme previste dall'ordinamento giuridico.
Una questione di dignità, di democrazia e di giustizia.

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IN PIAZZA PER L’ACQUA, I BENI COMUNI E LA DEMOCRAZIA PER L’ACQUA E LA DEMOCRAZIA



Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico. Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attenzione: la legge d’iniziativa popolare è ferma nei cassetti del Parlamento e gli Enti Locali continuano a gestire il servizio idrico come prima. Non solo. Grazie ai diktat della BCE, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art.4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni. Governo e poteri forti resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
L’ACQUA NON E’ UN DEBITO

Cell. 348/3701690 - 347/4701996 - 339/8102187
E-mail: coordinamentoacquamarche@gmail.com Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. Ma i poteri forti ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro, anche attraverso l’art.8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società.
“OBBEDIENZA CIVILE” PER UN’USCITA ALTERNATIVA DALLA CRISI
Vogliamo lanciare la campagna di “Obbedienza civile”, che, obbedendo al voto referendario della maggioranza del popolo italiano, esiga da subito l’eliminazione dalle tariffe della parte relativa ai profitti garantiti. Se ciò non avverrà procederemo all’autoriduzione collettiva delle stesse. Perché i beni comuni e i diritti sociali vengono prima delle banche e dei capitali finanziari. Perché l’unica grande opera che vogliamo è la messa in sicurezza del territorio.
VI ASPETTIAMO TUTTE E TUTTI
Vogliamo che la manifestazione sia il luogo di tutte e di tutti come sempre è stata l’esperienza del movimento per l’acqua: radicale nei contenuti e per la massima inclusione, con modalità condivise, allegre, pacifiche e determinate nelle forme di mobilitazione. Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.
E un futuro diverso per tutte e tutti.
Per informazioni e prenotazioni:
Partenze da:
Jesi (Portavalle): 8.00
Ancona (Piazza D’Armi): 8.30
Civitanova (Casello Autostradale): 9.00
Grottammare (Casello Autostradale): 9.30
Contributo: 15€.
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Rifkin, Spacca e i No rigassificatori…




Ieri lunedì 14 novembre nell’Aula Magna della Facoltà di Inghttp://www.blogger.com/img/blank.gifegneria di Ancona i riflettori erano puntati sulla prolusione di Jeremy Rifkin, l’economista della Terza Rivoluzione Industriale, ricercatore pionieristico delle biotecnologie e della green economy, l’autore de “La fine del lavoro” e “La civiltà dell’Empatia” tra gli altri. Ad accoglierlo, tra i tanti correlatori, doveva esserci il Presidente della Regione Spacca, che ha snobbato l’appuntamento. Presenti invece i “No rigassificatori” che hanno esposto striscioni e bandiere, e preso parola. In effetti la presenza di Spacca, avrebbe stonato con il senso dell’iniziativa...CONTINUA SU FALKATRAZ Continua...

11.11.11 Assemblea ad Ancona

Continuiamo, dopo la manifestazione di Roma, sul percorso iniziato il 6 Ottobre


Il 6 Ottobre ci siamo ritrovati in tanti alla Casa delle Culture di Ancona. Si trattava di promuovere nel migliore dei modi la partecipazione alla manifestazione del 15 a Roma e verificare la disponibilità di dare vita ad un percorso territoriale condiviso e partecipato, fuori dalle etichette diorganizzazione, sulle questioni che la crisi ci impone di affrontare. Quasi tre ore di confronto, tanti interventi, tutti nel rispetto reciproco della varie posizioni e delle culture presenti, hanno portato alla individuazione di
quattro punti su cui lavorare: la difesa del lavoro a partire dalla vertenza dei lavoratori della Fincantieri; il rilancio della mobilitazione contro il rigassificatore di Falconara come paradigma della questione energetica e della necessità di un nuovo modello sociale ed economico; la ripublicizzazione della gestione del servizio idrico per difendere la vittoria referendaria e rilanciarla, guardando alla scelta virtuosa del Comune di Napoli; la lotta alla precarietà come elemento unificante dei vari segmenti lavorativi sempre più spinti nella marginalità e nella povertà diffusa, per il diritto al reddito.
Il 15 a Roma le Marche hanno partecipato con una presenza massiccia, ricca quanto articolata, ad una giornata che ha visto sfilare centinaia di migliaia di persone rappresentative di una moltitudine che in tutto il mondo si sta opponendo alla macelleria sociale delle elite finanziarie e dei governi. Il fatto che gruppi assolutamente minoritari abbiano voluto imporre al corteo
pratiche non condivise e che l’inaccettabile reazione poliziesca ha di fatto reso impossibile raggiungere Piazza San Giovanni, non può in alcun modo cancellare la grandezza della manifestazione romana.
Lo provano i numeri e la qualità delle numerose assemblee che si sono tenute questi giorni anche nelle Marche, dalle quali è emersa la volontà di riprendere le indicazioni individuate il 6 ottobre, la determinazione a riportare nei nostri territori i contenuti espressi il 15 a Roma.
Per questo coloro che hanno promosso l’assemblea del 6, riconvocano un nuovo incontro venerdì 11 novembre alle ore 21.00 Presso la sala della II Circoscrizione di Ancona, in Via Scrima 19 (zona Piano San Lazzaro) per discutere insieme come proseguire nel percorso iniziato. Sempre nel rispetto reciproco, nello spirito con cui in tutto il mondo, da mesi, sta crescendo un nuovo movimento globale..
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Il miracolo dell’acqua partenopea

Dalle parole ai fatti. Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, come promesso in campagna elettorale, crea – seguendo il modello di Parigi – la prima azienda in Italia completamente di diritto pubblico che si occuperà della gestione delle risorse idriche. Perchè l'oro blu è un bene comune.

di Antonio Musella, Rete Commons

Ci sono dei giorni in cui ritrovi il senso di ciò che si fa. Ritrovi le risposte ai perché di tante contraddizioni, di sacrifici, della passione messa nelle lotte.
Il 26 ottobre scorso il Consiglio Comunale di Napoli ha approvato la trasformazione dell'azienda delle risorse idriche la ARIN s.p.a. nella A.B.C. Acqua Bene Comune, la prima azienda speciale in Italia completamente di diritto pubblico nell'era post referendum che si occuperà della gestione delle risorse idriche a Napoli.
In tanti, nonostante la pioggia, abbiamo assistito a 6 ore di consiglio comunale, tra interventi, emendamenti e mozioni, per poter festeggiare Napoli come la capitale dell'acqua bene comune.



(28 ottobre 2011).
Tra gli spettatori bagnati anche Alex Zanotelli con un buffo cappello a forma di rubinetto, e poi gli attivisti della Rete Commons, quelli del Comitato Acqua Napoli, Marco Bersani del Forum Acqua Nazionale. Dall'altro lato dei banchi il sindaco De Magistris che con questa delibera realizza un punto del suo programma elettorale. Un punto di programma che insieme al piano alternativo dei rifiuti era stato discusso e concordato con i movimenti cittadini. Movimenti che trovano rappresentanza anche tra i banchi. C'è l'assessore ai beni comuni Alberto Lucarelli, che aveva già redatto con Navarra e Mattei i referendum sull'acqua e che oggi mette la firma sulla delibera che dà vita all'azienda speciale Abc. C'e Pietro Rinaldi, consigliere comunale, che legge in aula il volantino della Rete Commons.

La Abc è un'azienda speciale il cui statuto, approvato nella stessa seduta di consiglio comunale, diventerà senza dubbio un punto di riferimento nel paese. Tra le peculiarità della Abc c'è innanzitutto un Cda che dovrà vedere la partecipazione di due rappresentanti delle associazioni ambientaliste ed un comitato di sorveglianza e controllo esterno alla azienda in cui ci saranno gli esponenti dei comitati che si sono battuti per la ripubblicizzazione dell'acqua, che hanno animato i referendum, insieme a 5 consiglieri comunali. Un comitato che avrà funzioni di controllo ed indirizzo su questioni come le tariffe e la qualità della risorsa. Lo statuto prevede un minimo vitale garantito giornaliero gratuito a tutti e tutte e che il piano programmato dell'azienda debba essere discusso prima con i cittadini, in maniera orizzontale e poi presentato in consiglio comunale.

La Abc prevede anche il Bilancio ecologico, ovvero un piano che valuti l'impatto ambientale delle opere e delle infrastrutture della rete.
Inoltre, la Abc vincola gli utili al reinvestimento per potenziare la rete idrica, oltre a prevedere la partecipazione al Fondo di solidarietà internazionale da destinare a progetti di sostegno all'accesso all'acqua, gestiti attraverso forme di cooperazione decentrata e partecipata dalle comunità locali dei paesi di destinazione senza alcuna finalità lucrativa o interesse privatistico.

Napoli dunque diventa la capitale dell'acqua bene comune. Gli applausi e la soddisfazione nel volto degli attivisti dopo il consiglio comunale fanno il paio con quella di Alberto Lucarelli che ha voluto fortemente questa delibera, approvata solo dopo quattro mesi dall'insediamento della giunta comunale.

Prima di arrivare alla formazione della Abc è stato avviato un processo di studio con il supporto dei principali giuristi della materia, oltre ad un confronto serrato ed approfondito con i comitati territoriali che hanno animato la campagna referendaria. Un metodo, quello che si sta provando a costruire a Napoli, che ci racconta come il governo dal basso dei beni comuni sia non solo un orizzonte di prospettiva ma anche e soprattutto qualcosa che si può cominciare a praticare in quei territori dove la costruzione di alternativa irrompe al centro dell'agenda politica.

Per fare questo c'è bisogno di due fattori fondamentali. Da un lato la maturità e la capacità dei movimenti di cimentarsi in forme di sperimentazione dell'esercizio del governo dal basso, dall'altro un'interlocuzione politica disposta a cedere quote di sovranità. Un tema questo che ci riporta all'altro grande progetto che si sta provando a costruire a Napoli tra movimenti ed istituzioni: le consulte della democrazia partecipata.

Un progetto nato sempre da Alberto Lucarelli che ha visto già dei primi passi importanti nelle assemblee del popolo convocate in estate. Un'architettura che è stata indicata grazie al contributo di tantissime realtà, associazioni, reti, comitati, singoli cittadini che hanno dato vita ad una bozza di regolamento che prevede la costituzione di 14 consulte da cui si dirameranno i tavoli di lavoro che presenteranno le proprie proposte deliberative alla giunta. Una delibera che tra poco dovrà essere oggetto di discussione in giunta comunale per poi arrivare all'approvazione del consiglio. Un processo che vede nell'orizzontalità una caratteristica peculiare nella costruzione del quadro normativo.

Praticare l'alternativa significa provare a fare questo. È evidente che solo con dei movimenti forti, radicati e radicali, che non abdichino mai alla propria autonomia ed al conflitto sociale è possibile costruire esperienze di questo tipo.

Abc... è solo l'inizio di un alfabeto tutto da scrivere..
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